Così le lobby dei pesticidi identificano e screditano chi sfida il loro potere

Una nuova inchiesta rivela come le lobby dei pesticidi operano contro i loro "nemici": organizzazioni, accademici, scienziati, ambientalisti, ecc. "bollati" e screditati attraverso un complesso sistema di monitoraggio

Negli ultimi anni, il dibattito sui pesticidi e il loro impatto sulla salute e sull’ambiente ha raggiunto un punto davvero critico. Da una parte ci sono le associazioni e i cittadini che si battono per una maggiore trasparenza e per limitare il più possibile l’uso di sostanze tossiche e pericolose in agricoltura, dall’altra ci sono le lobby che non mollano e sembrano essere davvero disposte a tutto pur di continuare ad utilizzare i loro tanto amati pesticidi.

Adesso una nuova inchiesta, opera di Lighthouse Reports (organizzazione di giornalismo investigativo con sede in Belgio), rivela un oscuro intreccio tra governi e industria agrochimica, mettendo in luce pratiche preoccupanti per la sicurezza alimentare globale.

Come si legge sul comunicato stampa dell’organizzazione:

Un’indagine durata un anno è riuscita a far luce su un’operazione di pubbliche relazioni che etichetta coloro che lanciano l’allarme, dai critici dei pesticidi agli scienziati ambientalisti o ai sostenitori della sostenibilità, come un’“industria di protesta” anti-scienza, e ha utilizzato denaro del governo degli Stati Uniti per farlo.

Si parla in particolare del paraquat, uno dei pesticidi più tossici, vietato nell’Unione Europea ma ancora commercializzato in diverse parti del mondo. La sua diffusione è sostenuta da una rete di influenza che ha l’obiettivo di minimizzare i rischi associati al suo utilizzo e di screditare gli ambientalisti.

L’indagine ha rivelato che i contribuenti statunitensi hanno finanziato una campagna segreta, utilizzando anche risorse pubbliche per proteggere gli interessi dell’industria agrochimica.

Secondo quanto riporta il documento di Lighthouse Reports, l’agenzia di pubbliche relazioni v-Fluence, guidata da Jay Byrne, ex dirigente di Monsanto, ha creato una piattaforma per monitorare e attaccare i critici dei pesticidi. Attraverso un social network privato, che include membri influenti del settore agrochimico e funzionari governativi, v-Fluence ha raccolto dati su scienziati, attivisti e giornalisti. Le informazioni ottenute, spesso vanno in conflitto con le leggi sulla privacy.

L’inchiesta ha anche rivelato che l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID) ha finanziato v-Fluence con oltre 400.000 dollari tra il 2013 e il 2019, per promuovere gli organismi geneticamente modificati e monitorare i critici degli OGM. Questo finanziamento è stato poi utilizzato per creare il social network Bonus Eventus, che serve come strumento di controinformazione contro le iniziative ambientaliste.

Lighthouse Reports specifica che:

Bonus Eventus è frutto dell’ingegno di Jay Byrne, ex dirigente delle comunicazioni presso l’azienda agrochimica Monsanto (acquistata dalla Bayer tedesca nel 2016), e della sua società di gestione della reputazione, v-Fluence. I verbali del tribunale rivelano che entrambi sono attualmente citati in giudizio negli Stati Uniti, insieme al produttore di pesticidi Syngenta, per aver presumibilmente soppresso informazioni per oltre 20 anni sui rischi per la salute associati a un erbicida, il Paraquat.

Ma quali altre azioni sono state intraprese dalle lobby dei pesticidi?

In Kenya, ad esempio, i media locali hanno documentato gli effetti devastanti del paraquat sugli agricoltori, mentre i funzionari statunitensi hanno tentato di sabotare una conferenza scientifica dedicata a soluzioni sostenibili. In Francia, v-Fluence ha cercato di indebolire le politiche agroalimentari dell’Unione Europea, mentre in Australia alcuni membri del governo sono risultati coinvolti in questa rete.

V-Fluence ha ovviamente negato qualsiasi attività di lobbying o comportamento illecito, ma le prove raccolte suggeriscono un uso strategico delle risorse pubbliche per proteggere gli interessi privati.

Come spiega l’inchiesta:

La ricerca open source, i documenti FOIA (la legge Freedom of Information Act n.d.r) e le interviste con decine di persone a conoscenza del lavoro di v-Fluence hanno rivelato la portata della profilazione eseguita dal social network privato dell’azienda e da un elenco di membri, che includeva dipendenti del governo statunitense, dirigenti dell’agrochimica e regolatori di tutto il mondo. Ulteriori e-mail, ricevute tramite richieste FOIA, hanno rivelato come l’azienda abbia collaborato con i funzionari del governo statunitense per indebolire i movimenti anti-pesticidi.

Nell’elenco dei “cattivi” sono finite circa 3mila organizzazioni e 500 tra accademici, scienziati, ambientalisti, esperti di diritti umani delle Nazioni Unite ma anche giornalisti, politici e funzionari pubblici. Una vera e propria lista nera!

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Fonte: Lighthouse Reports

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