In Europa arrivano cibi contaminati da pesticidi vietati: il nuovo rapporto di PAN Europe, basato sui dati del monitoraggio ufficiale del 2022, ne ha rilevati 69 diversi
Ormai lo sappiamo, diversi test e indagini l’hanno dimostrato più volte: tracce di pesticidi pericolosi continuano a contaminare alcuni cibi che consumiamo quotidianamente, nonostante l’Unione Europea abbia vietato il loro utilizzo per tutelare la salute dei cittadini.
A tornare su questa spinosa questione è ora un nuovo rapporto di PAN Europe, che ha svelato il meccanismo con cui queste sostanze, bandite in Europa, rientrano nella filiera alimentare.
Secondo il report, il divieto UE sui pesticidi tossici viene “aggirato” a causa di un doppio standard. Cosa succede? Molti prodotti chimici vietati per gli effetti dannosi su ambiente e salute, continuano ad essere esportati dalle stesse aziende europee verso Paesi terzi che hanno regolamentazioni più deboli.
Una volta fuori dai confini comunitari, i pesticidi finiscono per essere utilizzati su alimenti che poi tornano in Europa come prodotti importati. Di fatto, queste sostanze “escono dalla porta e rientrano dalla finestra”. Il cuore del problema è legato quindi alle dinamiche del commercio globale e all’esistenza di un doppio standard.
La logica del doppio standard, tra l’altro, non solo mette a rischio la salute delle persone e l’ambiente nei Paesi importatori, ma crea anche una distorsione della concorrenza per gli agricoltori europei.
Cosa dice il rapporto
Il rapporto di PAN Europe, basato sui dati del monitoraggio ufficiale dei residui di pesticidi negli alimenti del 2022, mostra come in molti campioni di prodotti alimentari siano presenti tracce di pesticidi vietati, in totale ne sono stati trovati ben 69.
Tra questi spiccano alcune sostanze particolarmente pericolose. Si tratta di:
- carbendazim: fungicida mutageno e tossico per la riproduzione
- linuron: erbicida
- propiconazolo: fungicida
- clothianidin e thiamethoxam: neonicotinoidi neurotossici nocivi per le api
Questi invece i cibi più a rischio:
- tè, risultato contaminato nel 38% dei campioni analizzati
- caffè (23%)
- spezie (13%)
- legumi (11%)
Come scrive Pan Europe:
Nel complesso, gli alimenti importati avevano il doppio delle probabilità di contenere pesticidi vietati dall’UE rispetto agli alimenti coltivati all’interno dell’UE. Spezie, legumi e cereali coltivati al di fuori dell’UE avevano dalle 4 alle 16 volte più probabilità di essere contaminati da pesticidi vietati rispetto a quelli coltivati all’interno dell’UE.
Per quanto riguarda la frutta, invece, nonostante anche quella coltivata in Europa presenti livelli di contaminazione preoccupanti, con percentuali variabili dal 9% al 13%, i frutti importati risultano essere ancora più a rischio. Secondo quanto emerso dal rapporto, il 30% dei pompelmi, il 26% dei mandarini e il 24% dei lime extra UE contenevano residui di pesticidi vietati.
Quali sono i Paesi più a rischio? I maggiori tassi di contaminazione si riscontravano nei prodotti importati da India, Uganda, Cina, Kenya e Brasile. Se si considerano gli Stati membri dell’UE, invece, sono risultati i peggiori in quanto a pesticidi Portogallo, Malta e Polonia, che hanno registrato livelli di contaminazione più elevati rispetto alla media europea.
La recente decisione del Parlamento Europeo
In merito a questa questione, è arrivata però una buona notizia proprio in questi giorni: il Parlamento Europeo ha respinto la richiesta di ammettere residui di pesticidi vietati negli alimenti importati. Ciò significa che anche i prodotti provenienti da Paesi extra-UE dovranno rispettare gli stessi rigorosi standard di sicurezza imposti ai prodotti europei.
Non si tratta solo di proteggere la salute dei consumatori, ma anche di garantire condizioni di concorrenza eque per gli agricoltori europei, spesso penalizzati da un commercio internazionale sbilanciato in quanto a standard.
Si spera dunque che, anche grazie a questa decisione, la situazione dei pesticidi vietati che ancora si trovano nei cibi che portiamo in tavola vada migliorando, offrendo un futuro più sicuro e sostenibile per tutti.
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Fonte: Pan Europe
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