No, Vittorio Feltri, le strade sarebbero molto più belle e pulite se attraversate da ciclisti (vivi)

La frase "i ciclisti mi piacciono solo quando vengono investiti", proposta dal giornalista mercoledì mattina all'evento "La grande Milano, dimensione smart city", ha sollevato un'ondata di indignazione. Associazioni e cittadini chiedono le sue dimissioni e annunciano querele

Vittorio Feltri si trova nell’occhio del ciclone dopo una battuta infelice (per usare un eufemismo) sui ciclisti, proposta il 25 settembre nel corso dell‘eventoLa grande Milano, dimensione smart city” al circolo filologico milanese. “Mi piacciono solo quando vengono investiti”, ha dichiarato, scatenando un’ondata di indignazione e proteste. E non a caso, considerando che nella Penisola sono stati travolti mortalmente, solo nel 2023, 197 cittadini in sella alla propria bici.

Le parole del direttore editoriale del giornale, e consigliere regionale lombardo di Fratelli d’Italia, hanno suscitato reazioni immediate e ferme. Associazioni per la sicurezza stradale, politici, ciclisti e semplici cittadini hanno espresso il loro sdegno, accusando il giornalista di istigazione alla violenza e di fomentare un clima d’odio.

Per il sindaco Giuseppe Sala, le parole di Feltri “sono un insulto a una città come Milano, che non bisogna tollerare, e lo voglio dire con chiarezza, perché dietro ci sono vite, persone, speranze, ideali, sogni di futuro. Se permettono a qualcuno di continuare a dire e scrivere certe cose, è perché per qualcuno quel signore è un riferimento. È chiaro che non è qualcosa su cui noi dobbiamo sorridere”.

Legambiente, Fiab (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta), Aifvs (Associazione Italiana Familiari Vittime della Strada) e Lorenzo Guarnieri Onlus hanno invece annunciato la promozione di un’iniziativa giudiziaria nei confronti del giornalista: “Non si possono derubricare a provocazioni le gravi esternazioni di Feltri sui cittadini in bicicletta. Per quanto ci riguarda si tratta di vera e propria istigazione a delinquere tanto più grave in un paese come l’Italia che nell’anno ancora in corso ha contato oltre duecento vittime di violenza stradale proprio fra chi usa la bicicletta. Per parte nostra non intendiamo lasciar correre ma pretendiamo giustizia per chi non può più chiederla e per tutti coloro che reclamano il diritto a pedalare in sicurezza sulle strade delle nostre città”.

Mail e richieste di dimissioni

L’associazione “Sai che puoi” ha lanciato una campagna di mail bombing per chiedere le dimissioni di Feltri dal suo ruolo di consigliere regionale. In poche ore, sono state inviate migliaia di email di protesta. Anche l’opposizione in Consiglio regionale ha chiesto le dimissioni di Feltri, accusandolo di aver pronunciato parole inaccettabili per un rappresentante delle istituzioni.

La reazione di Feltri

Dal canto suo, Feltri non sembra turbato dalle polemiche. Al termine della sua rubrica a Radio Liberta, ha ribadito di non voler chiedere scusa a nessuno, sostenendo di non aver offeso nessuno. “A Milano il traffico è strangolato dalle piste ciclabili che rendono più difficile la vita dei cittadini, però è vietato dirlo. Io ce l’ho con le piste ciclabili, non certo con i ciclisti. Poi ho fatto una battuta che invece è stata presa sul serio: ormai il senso dell’umorismo è diventato patrimonio di una ristretta cerchia di cittadini, gli altri non capiscono niente”.

Una lettera (e una querela) da un ciclista

Federico Balconi, avvocato e presidente dell’associazione Zerosbatti, che offre assistenza legale alle vittime di incidenti in bici, ha scritto una lettera aperta a Feltri, annunciando l’intenzione di querelarlo. Nella lettera, Balconi invita Feltri a “pedalare con noi” per capire i rischi che i ciclisti corrono ogni giorno sulle strade, e a conoscere le realtà europee che promuovono la mobilità sostenibile. L’avvocato sottolinea inoltre che le collisioni tra auto e biciclette vedono quasi sempre la colpa degli automobilisti, e che le parole di Feltri sono un’offesa a tutti coloro che sono stati vittime di incidenti stradali.

Ad Adnkonos, Valentina Borgogni, la presidente dell’Associazione Gabriele Borgogni, ha raccontato: “Sono parole che sono macigni, e che con fatica riportiamo. E davanti alle quali non si può restare indifferenti. La nostra Associazione non può tollerare che un giornalista, un politico, un uomo pubblico, si permetta di pronunciare parole che prima di tutto sono contro la vita, bene inviolabile e costituzionalmente riconosciuto. Per questo verrà presentata apposita querela da parte dell’ufficio legale dell’Associazione”.

“Faccio veramente fatica a comprendere parole simile da un altro essere umano, per altro padre di quattro figli –  ha continuato Borgogni – Se penso al dolore dei miei genitori e a quello di tanti altri genitori che ho incontrato in questi anni, ai quali è stato strappato un figlio così violentemente, non mi sembra vero quello che il giornalista Feltri ha riportato. L’investimento di una persona racchiude un dolore per il quale non ci sono parole, e Feltri non merita né il suo ruolo di giornalista né tantomeno di politico. Ci auguriamo che non gli capiti mai di ricevere quella chiamata o di vedere la polizia arrivare a casa sua per informarlo che suo figlio è morto. È un dolore che non si può augurare neanche a chi ha affermato simili idiozie”.

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