Usare il calore del corpo al posto delle batterie per ricaricare i device, sviluppato prototipo che ci riesce davvero

Un prototipo flessibile sviluppato dalla University of Washington è in grado di trasformare il calore corporeo in energia, alimentando piccoli dispositivi elettronici

Siamo ormai abituati a monitorare ogni nostro battito, passo o caloria bruciata grazie ai nostri amati fitness tracker e smartwatch. Però, c’è un piccolo inconveniente che tutti noi conosciamo fin troppo bene: la dipendenza dalle batterie, che si scaricano fin troppo spesso. E quando succede, addio monitoraggio continuo e— soprattutto —addio soddisfazione. Ma se vi dicessimo che presto non sarà più necessario ricaricare questi dispositivi? Sì, avete capito bene. In un futuro non così lontano, i nostri gadget indossabili potrebbero alimentarsi da soli, grazie al calore del nostro corpo.

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Washington (UW) ha sviluppato un prototipo che potrebbe cambiare le regole del gioco. Si tratta di un dispositivo flessibile ed estremamente resistente, capace di trasformare il calore corporeo in elettricità per alimentare piccoli apparecchi come sensori, LED e—udite, udite—persino batterie. Pensate che questo marchingegno funzioni solo sotto condizioni ideali? Neanche per sogno! Continua a lavorare anche se viene bucato o allungato fino a 2.000 volte.

Come funziona?

Il professor Mohammad Malakooti, a capo del progetto, lo spiega così:

Ho sempre immaginato un futuro in cui potessimo usare il nostro stesso calore per alimentare i dispositivi elettronici. E finalmente, quel futuro è qui.

Basta applicare il dispositivo sulla pelle, et voilà! L’energia fluisce direttamente nel tuo gadget. È come una magia hi-tech.

A differenza dei tradizionali dispositivi termoelettrici, rigidi e fragili, il prototipo del team UW è altamente flessibile e morbido, perfetto per adattarsi a qualsiasi superficie—anche al tuo braccio!

Il dispositivo è composto da tre strati principali. Al centro troviamo semiconduttori rigidi che convertono il calore in energia. Questi sono avvolti da materiali stampati in 3D con bassa conducibilità termica, che migliorano la conversione energetica e riducono il peso. A tenere tutto insieme ci sono tracce di metallo liquido, che garantiscono flessibilità e permettono al dispositivo di auto-ripararsi in caso di danneggiamento.

Non solo per fitness tracker

Ma attenzione, il campo di applicazione non si ferma agli indossabili. Secondo Malakooti, questa tecnologia potrebbe trovare largo impiego anche in altri settori. Pensate ai data center, che consumano una quantità mostruosa di energia per raffreddare le macchine. Ecco un’idea brillante: applicare questi dispositivi sui server per convertire il calore in elettricità, riducendo il consumo di energia complessivo e creando un sistema di monitoraggio indipendente per la temperatura e l’umidità. Come dire, un’energia che si autorigenera.

Per i sognatori di tecnologie futuristiche, sappiate che questo dispositivo può anche funzionare al contrario, riscaldando o raffreddando superfici grazie all’apporto di elettricità. Quindi, chi lo sa? Un giorno potremmo indossare una tuta virtuale capace di trasmettere sensazioni di caldo o freddo mentre siamo immersi nella realtà virtuale. Ok, forse è un po’ troppo avanti, ma non è un’idea da scartare.

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Fonte: University of Washington

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