Microplastiche sono state trovate in tutti i piccoli animali marini, tranne uno (che è “immune”)

Un nuovo studio ha trovato microplastiche in migliaia di piccoli animali marini, ad eccezione dei tardigradi, organismi straordinari già noti per la loro resilienza e capacità di sopravvivenza

Negli ultimi anni, il problema delle microplastiche ha assunto proporzioni davvero preoccupanti. Questi piccoli frammenti di plastica sono stati trovati praticamente ovunque, dai ghiacciai artici agli abissi oceanici e purtroppo sono presenti anche in molti organismi, compresi gli esseri umani e le specie animali.

Un recente studio, condotto da un team di ricercatori brasiliani, ha però rivelato una sorprendente eccezione. Il team, guidato dalla zoologa Flávia de França dell’Università Federale di Pernambuco, ha condotto esperimenti su un’ampia varietà di organismi marini, raccogliendo campioni di meiofauna da una spiaggia brasiliana. L’analisi ha rivelato che, mentre tutti gli altri piccoli organismi analizzati avevano ingerito microplastiche, i tardigradi erano gli unici a esserne “immuni”.

I tardigradi, o “orsi d’acqua”, sono microscopici invertebrati appartenenti al phylum Tardigrada, noti per le loro incredibili capacità di resistenza. Possono sopravvivere a temperature estreme, radiazioni letali e persino al vuoto dello spazio. Questi invertebrati sono capaci di entrare in uno stato di quiescenza che permette loro di resistere a condizioni ambientali avverse per lunghi periodi.

Si tratta insomma di animali davvero eccezionali e non è un caso che sono ampiamente studiati per le loro straordinarie capacità di sopravvivenza.

Anche la nuova ricerca ha coinvolto i tardigradi ma si è concentrata in realtà su molte altre migliaia di microorganismi della meiofauna, che include una varietà di metazoi come vermi nematodi, vermi piatti, policheti, molluschi e crostacei. In totale, sono state identificate oltre 5.600 specie diverse nei campioni.

Per lo studio, gli scienziati hanno raccolto sedimenti marini da una spiaggia soggetta alle maree, isolando i vari microorganismi. Successivamente, il team ha preparato delle vasche contenenti 100 grammi di sedimento ciascuna, alle quali hanno aggiunto microplastiche (o nanoplastiche, a seconda delle dimensioni) in diverse concentrazioni. Questi frammenti erano dotati di un pigmento fluorescente, che consentiva di osservare eventuali ingestioni da parte degli animali.

Dopo nove giorni di esposizione, i ricercatori hanno notato che tutte le specie testate avevano ingerito plastica, tranne i tardigradi.

Il nuovo studio brasiliano ha quindi scoperto un ulteriore sorprendente capacità dei tardigradi, appunto quella di essere “immuni” alle microplastiche. Come ci riescono? La chiave sembra risiedere nella loro anatomia e nel modo in cui si alimentano.

A differenza di altre creature marine, i tardigradi utilizzano un tubo boccale con uno stilo per perforare e succhiare le prede, di conseguenza non le assumono intere. Questo metodo di alimentazione potrebbe ridurre il rischio di ingestione involontaria di microplastiche, permettendo loro di schivare questi inquinanti. Tuttavia, è interessante notare che alcuni esemplari hanno mostrato tracce di microplastiche sulla superficie del corpo, in particolare sulle appendici locomotorie.

Nonostante la sorprendente immunità dei tardigradi, la presenza di microplastiche in molti altri organismi marini evidenzia la necessità di affrontare un problema di inquinamento da plastica di dimensioni davvero preoccupanti. La ricerca ha indicato che le concentrazioni di microplastiche possono ridurre la densità e la diversità delle specie di meiofauna, mettendo in luce un grave problema ecologico.

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Fonte: PeerJ Life and Environment

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