Pfas: perché Mario Draghi li ritiene necessari per la transizione ecologica?

Nel suo rapporto sul futuro della competitività europea, l'ex premier italiano ha sollevato una questione: il possibile divieto delle sostanze chimiche pericolose potrebbe ostacolare la produzione Ue di tecnologie pulite

Il recente rapporto dell’ex premier italiano, Mario Draghi, sulla competitività dell’Unione europea, intitolato Il futuro della competitività europea, ha sollevato un acceso dibattito sulla regolamentazione dei Pfas (sostanze perfluoroalchiliche).

Queste sostanze, note per la loro persistenza nell’ambiente e la tossicità per la salute umana, sono sotto esame da parte delle istituzioni europee che ne valutano un possibile divieto. Tuttavia, Draghi ha messo in guardia contro un’azione precipitosa: “Un possibile futuro divieto su un gruppo di sostanze Pfas influenzerebbe l’uso di sostanze necessarie per produrre tecnologie pulite (batterie ed elettrolizzatori), per le quali attualmente non ci sono alternative”​.

Gli effetti dei Pfas su ambiente e salute

L’affermazione di Draghi, contenuta nel capitolo 5 del report a pagina 129, ha innescato un acceso dibattito. Le tecnologie pulite, come le batterie e gli elettrolizzatori, sono fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica dell’Ue, ma la produzione di questi strumenti fa uso di Pfas, sostanze chimiche che l’Ue sta cercando di vietare a causa del loro impatto ambientale.

Una possibile restrizione è stata infatti richiesta da Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia, che stanno lavorando per mettere al bando la produzione e l’utilizzo di questi composti noti per la loro tossicità e persistenza nell’ambiente. Alcuni Pfas, come il Pfoa, sono stati classificati come “possibilmente cancerogeni” dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC).

I Pfas sono noti come “sostanze chimiche eterne” perché non si degradano facilmente nell’ambiente, accumulandosi nell’acqua e nel suolo. E l’esposizione a lungo termine a queste sostanze può causare gravi problemi di salute, tra cui tumori e disturbi del sistema immunitario. Da decenni, organizzazioni ambientaliste e mediche chiedono un divieto totale dell’uso dei Pfas, ma la loro applicazione in settori industriali cruciali rende complesso prendere una decisione definitiva.

Secondo Draghi, un eventuale divieto avrebbe un impatto devastante su settori strategici. Oltre alla produzione di batterie, anche l’industria dei refrigeranti per le pompe di calore ne risentirebbe pesantemente. Secondo l’ex premier, proprio in un momento in cui i produttori europei stanno adattando le loro linee di produzione per eliminare gradualmente i refrigeranti sintetici, un divieto sui Pfas potrebbe rallentare questo processo cruciale per la transizione energetica.

Le reazioni

L’avvertimento di Draghi ha incontrato critiche da parte di associazioni ambientaliste e di salute pubblica. Le Mamme No Pfas, un gruppo di attivisti che ha preso origine in Veneto, una delle aree più colpite dall’inquinamento da queste sostanze, hanno espresso il loro disappunto. “I nostri figli hanno i Pfas nel sangue,” hanno dichiarato in una lettera aperta a Draghi, sottolineando le gravi conseguenze sanitarie già osservate in diverse comunità italiane. Queste madri, insieme a medici ed esperti ambientali, chiedono un’azione immediata per proteggere la salute dei cittadini e del Pianeta. “Le chiediamo di riflettere , di avere coraggio e fiducia in una vera ecologia integrale. Il suo ruolo può cambiare il futuro dei bambini italiani e di tutto il mondo. Usi bene il suo ruolo, ha una grande responsabilità, noi le saremo accanto, come sicuramente farà anche la sua cara mamma ovunque sia”.

Anche l’associazione Isde – Medici per l’ambiente ha criticato la posizione di Draghi, definendola fuorviante. “La restrizione proposta dall’Ue – sostengono – consente deroghe per determinati settori e usi, ma la salute pubblica deve essere la priorità”.

Non si è fatta attendere nemmeno la voce di Christian Schaible, capo del settore “industria a zero inquinamento” dell’ong European Environmental Bureau, che in risposta alle affermazioni di Draghi ha dichiarato: “La competitività non è l’obiettivo; proteggere il Pianeta e i suoi abitanti lo è”.

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