Il Comune di Fabbrico, in provincia di Reggio Emilia, diventerà sede di un allevamento intensivo da ben 39.900 tacchini: 6 animali per ogni abitante umano del paese. Incredibile, ma vero: sulla carta è già pronto il progetto
Un allevamento intensivo di tacchini? Pare impossibile eppure potrebbe essere presto realtà. L’amministrazione di un piccolo paese nella provincia di Reggio Emilia, Fabbrico, ha infatti incredibilmente concesso a un imprenditore bresciano le autorizzazioni per costruirlo.
Quasi 40mila tacchini prodotti in batteria, su una superficie di 8.100 metri quadrati, a fronte dei 6mila abitanti e poco più di questa cittadina per di più al posto di un ex allevamento di bovini (cioè, la possibilità di fare altro c’era). Se non sono numeri questi…
Cittadini che, come biasimarli, in tanti si sono opposti a quella che è una decisione che peraltro era già stata presa senza mai chiederne un’opinione. Di questa situazione si è infatti parlato ieri all’incontro pubblico, organizzato dal Comune stesso.
L’allevamento sarà costituito da capannoni in cemento, in cui gli animali dovranno vivere ammassati gli uni sugli altri, costantemente sopra le proprie deiezioni e senza mai vedere il sole. Il sindaco Roberto Ferrari tenga conto della contrarietà di moltissimi suoi cittadini a questo progetto, devastante per gli animali e per le persone – dichiarano le sedi LAV di Reggio Emilia e Modena – e rifletta anche sull’impatto ambientale, di un allevamento intensivo in una regione come l’Emilia Romagna, già martoriata dalla zootecnia.
L’assemblea di ieri, nella quale il Sindaco e i tecnici della Asl e di Arpae Emilia-Romagna, l’Agenzia regionale per la prevenzione di ambiente e energia, hanno spiegato il progetto ai residenti, è di fatto tardiva perché successiva alle concessioni e alla conferenza di servizi.
All’incontro erano presenti anche oltre 200 cittadini di Fabbrico, ma i cittadini dovevano essere coinvolti prima, quando il loro diniego avrebbe potuto avere peso e si sarebbe potuto effettivamente fare qualcosa.
Ora il Comune ha la conferma che i suoi cittadini non vogliono un allevamento intensivo di tacchini – conclude la LAV – un’attività che senza portare alcun vantaggio alla collettività peggiorerà di molto la qualità della vita dei residenti. La comunità andava informata ed ascoltata prima, ma il Sindaco può ancora fare qualcosa: prenda atto che il futuro del territorio si decide sin da ora e in un futuro sostenibile non c’è spazio per questi nuovi allevamenti, vero inferno in terra per animali, ma anche persone e ambiente.
Un altro allevamento intensivo in Pianura Padana, un autogol che potevamo risparmiarci
Ai margini della Pianura Padana, ancora un altro allevamento intensivo nella provincia di Reggio è un terribile autogol e il motivo è uno: l’impatto ambientale degli allevamenti intensivi e dell’industria zootecnica sulla Pianura Padana, dalla diffusione di ammoniaca e gas serra nell’aria e dallo spandimento dei liquami, è sotto gli occhi di tutti.
La maggiore concentrazione di inquinamento in Italia riguarda proprio questo territorio, oltre a quello lombardo, dove tra Milano, Mantova, Brescia e Cremona si conta la metà della produzione nazionale di suini e un quarto della produzione di bovini.
Non solo, ma nelle città della Pianura Padana l’aria è costantemente pesante e malsana: le emissioni inquinanti sono fuori controllo e, in presenza di certe condizioni atmosferiche, si fa fatica a respirare.
Un allevamento intensivo in più è una condanna a morte. Possibile che ancora non si capisce?
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