Ti spiego perché il tonno in scatola contiene sempre meno olio

La riduzione dell'olio nel tonno in scatola è una tendenza in crescita, motivata dall’aumento dei costi dell’olio d’oliva, ma non solo. La novità, tra l'altro, sembra essere gradita ai consumatori

Negli ultimi mesi hai notato una diminuzione dell’olio nelle scatolette di tonno? Non è solo una tua impressione: il cambiamento è reale e motivato da diverse ragioni. L’industria alimentare, volente o nolente, si sta trasformando, e l’olio, un tempo protagonista nelle conserve di tonno e vegetali, si sta riducendo sempre di più.

Come mai? Si è trasformata una necessità in virtù, potremmo dire. Negli ultimi anni, infatti, il costo dell’olio d’oliva è schizzato alle stelle. Gli aumenti vertiginosi dei prezzi, causati da cambiamenti climatici e malattie che hanno messo a dura prova gli ulivi, hanno spinto molte aziende a ridurre la quantità di olio nelle conserve.

Ma le motivazioni non si fermano qui. Inizialmente spinta dall’esplosione dei prezzi dell’olio d’oliva, questa tendenza è stata adottata dalle aziende anche per rispondere alle nuove preferenze dei consumatori. E, a sorpresa, questa evoluzione si sta rivelando un grande successo.

Come mai si preferiscono prodotti con meno olio? Il nuovo trend del tonno con meno olio risponde alle esigenze nutrizionali e dietetiche di alcuni consumatori. Considerate che il tonno al naturale, con un contenuto calorico inferiore, ha visto un aumento delle vendite del 5% negli ultimi anni. Sempre più attenti alla linea e alla salute, i consumatori scelgono opzioni con meno grassi, ecco perché una versione più light del tonno, che mantiene comunque l’olio, risulta particolarmente gradita.

C’è poi anche una questione ambientale. Ancora troppo spesso l’olio di scarto delle scatolette viene versato nei lavandini (e voi, attenti lettori di GreenMe, sapete bene che questo è un grave errore!), causando danni all’ecosistema e sprechi inutili. Le nuove scatolette con meno olio sono pensate anche per ridurre questo problema, incoraggiando i consumatori a non scolare l’olio grazie al quantitativo ridotto.

Giorgio Rimoldi, direttore generale di Ancit (Associazione nazionale conservieri ittici e delle tonnare) ha dichiarato:

Diminuire il contenuto di olio delle conserve ittiche ma senza ridurre la quantità di pesce è stata una scelta che è andata incontro anche alle preferenze dei consumatori, orientati verso un’alimentazione equilibrata e impegnati a evitare gli sprechi.

Ma di quanto si è ridotto l’uso di olio nel tonno? Per fare un esempio, prima una scatoletta da 80 grammi di tonno conteneva 52 grammi di pesce e 28 grammi di olio. Oggi, le proporzioni sono cambiate: 52 grammi di tonno e solo 18 grammi di olio, per un totale di 70 grammi. Questo rappresenta una riduzione di circa il 12,5% del contenuto di olio, mantenendo invariato il quantitativo di pesce.

La diminuzione dell’olio non riguarda poi solo il tonno, anche le conserve vegetali stanno seguendo questa tendenza. Ve ne eravate accorti?

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