I funghi radiotrofi di Chernobyl, come il Cladosporium sphaerospermum, potrebbero proteggere gli astronauti dalle radiazioni cosmiche, grazie alla loro capacità di convertire radiazioni in energia
I funghi scoperti a Chernobyl, come il Cladosporium sphaerospermum, sono diventati un esempio perfetto di come la vita possa adattarsi anche nelle condizioni più estreme, sfidando ogni logica. Mentre gran parte degli organismi farebbe di tutto per evitare la radioattività, questi funghi la cercano e se ne nutrono, un po’ come se per loro le radiazioni fossero il sole delle piante.
Questi funghi hanno attirato l’attenzione degli scienziati proprio per questa loro capacità unica: anziché essere distrutti dalle radiazioni, ne fanno una risorsa per vivere. Dove la maggior parte della vita scomparirebbe, loro trovano il modo di prosperare. È come se ci ricordassero che la natura non smette mai di sorprenderci, e che l’adattamento è una forza potentissima.
Il ruolo della melanina
La chiave di questa incredibile capacità sta nella melanina, una sostanza che conosciamo bene perché è quella che protegge la nostra pelle dal sole. Ma in questi funghi la melanina fa molto di più: trasforma le radiazioni gamma in energia chimica, permettendo ai funghi di “alimentarsi” di ciò che per altri è mortale. In un certo senso, è come se questi funghi avessero sviluppato una sorta di “fotosintesi nucleare”.
Ed è qui che la storia diventa ancora più interessante: la NASA e altri enti spaziali hanno iniziato a studiarli per capire se possono essere utilizzati nelle missioni spaziali. Perché? Perché nello spazio le radiazioni sono uno dei principali nemici degli astronauti. Eppure, questi funghi sembrano offrire una speranza. Gli esperimenti fatti sulla Stazione Spaziale Internazionale hanno mostrato che possono ridurre i livelli di radiazione di circa il 2%. Si potrebbe pensare ad un dato esiguo, ma si tratta di un primo passo verso qualcosa di più grande: immagina scudi biologici, fatti di funghi, che si rigenerano da soli e proteggono dalle radiazioni cosmiche.
Pensate a Marte, ad esempio: coltivare questi funghi nelle basi spaziali potrebbe creare una barriera naturale contro le radiazioni, qualcosa che cresce e si rinforza da solo, senza bisogno di essere sostituito o riparato. Non solo rappresenterebbero una soluzione pratica, ma mostrerebbero ancora una volta la meravigliosa capacità di adattamento della vita.
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Fonte: bioRxiv
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