Api trattate come regine, ti porto con me nell’unico Paese d’Europa che protegge davvero tutti gli insetti impollinatori

La Slovenia è il primo Paese al mondo ad aver legalmente protetto le api. Questo piccolo stato europeo ha infatti una lunga tradizione nell’apicoltura e conta il maggior numero di apicoltori pro capite al mondo, con circa un apicoltore ogni 200 abitanti

C’è un posto, a due passi dall’Italia, che si prende cura delle api da anni. È la Slovenia e qui, in un’era in cui preoccupa il rovinoso declino delle api e l’impatto che ha sul nostro approvvigionamento alimentare, si è invece riusciti a invertire la tendenza. Oggi il Paese è un vero e proprio paradiso per le api, accudite da oltre 11mila apicoltori e apicoltrici. Un miracolo.

È di fatti, la Slovenia, il Paese che per eccellenza esercita l’apicoltura e si prende cura dell’ambiente e del futuro del pianeta nel vero senso della parola. Qui si conta il più alto numero di apicoltori pro capite nel mondo ed è stato il primo Stato membro dell’Unione europea a proteggere le api legalmente.

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Già nel 2011, era stata tra i primi Stati europei a vietare l’uso di alcuni dei pesticidi più nocivi alle api sul suo territorio, mentre nel 2018 ha fondato l’Accademia di apicoltura slovena che, nell’ambito della cooperazione allo sviluppo, amplia la conoscenza dell’apicoltura nello spazio internazionale e nei Paesi in via di sviluppo.

L’ape, in particolare l’autoctona ape carnica (Apis mellifera carnica), che è la seconda sottospecie più diffusa al mondo, fa parte dell’identità nazionale slovena con un orgoglio che tutti dovremmo imitare.

Le api e la Slovenia, storia di un amore

In Slovenia l’apicoltura è uno stile di vita. In questa piccola nazione europea di 2 milioni di abitanti, 1 persona su 200 è un apicoltore. Si tratta di un numero quattro volte superiore a quello dell’Unione europea nel suo complesso. Il miele è presente in molti piatti sloveni e molti sloveni usano anche l’ “apiterapia” per curare malattie e lesioni croniche. Nemmeno il coronavirus li ha fermati, tanto che durante il lockdown il Governo ritenne gli apicoltori “lavoratori essenziali“, consentendo loro di viaggiare liberamente per prendersi cura dei loro alveari.

Le popolazioni di bombi in Europa, ad esempio, sono diminuite del 17% dal 2000 al 2014, mentre in Nord America la popolazione è diminuita del 46%, tassi che secondo gli scienziati costituiscono un’estinzione di massa. Eppure in Slovenia le popolazioni di api sono fiorenti: dal 2007 al 2017, la Slovenia ha visto un aumento del 57% del numero di alveari, secondo l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO).

Gli apicoltori del Paese, quindi, sono una forza potente. L’Associazione degli apicoltori sloveni, fondata nel 1873, conta 8mila membri e le sue attività spaziano dall’organizzazione di corsi di apicoltura nelle scuole alla promozione di campagne nazionali per promuovere finanche la tradizionale colazione slovena al miele.

La sua influenza è diventata evidente circa un decennio fa, quando gli apicoltori sloveni hanno iniziato a segnalare che le loro api stavano morendo. Sospettavano che il colpevole fossero i pesticidi neonicotinoidi, una classe di insetticidi simili alla nicotina. Ragione per cui, nel 2011 l’associazione si è rivolta al Ministero dell’Agricoltura sloveno per sollecitarlo ad agire e l’allora ministro dell’Agricoltura, Dejan Židan, decise di fidarsi dell’istinto degli apicoltori e nello stesso anno vietò l’uso dei neonicotinoidi, diventando uno dei primi Paesi dell’Unione europea ad adottare misure più severe. Intanto, già nel 2002 il Governo aveva dichiarato la specie locale, l’ape della Carnia, specie protetta, e pose un divieto all’introduzione di altre specie provenienti dall’estero se non dietro strettissimi controlli.

Subito dopo il divieto, gli apicoltori hanno segnalato un minor numero di morti di api. Il Ministero dell’Agricoltura ha portato l’esperienza della Slovenia nel divieto dei neonicotinoidi alla Commissione europea e ha presentato una petizione affinché vengano vietati i pesticidi in tutti i paesi dell’Ue. Una goccia nell’oceano, certo, ma nel 2018 l’Europa ha ulteriormente esteso il divieto a tutte le colture in pieno campo, in un contesto di crescenti prove che i neonicotinoidi stavano causando il collasso delle colonie di api.

Per far sì che la legge e i numerosi regolamenti siano rispettati, la Slovenia ha inoltre istituito squadre di ispettori specializzati e stabilito multe e sanzioni. L’allevamento di api, inoltre, non riguarda solo le campagne, ma anche città come la capitale Lubiana, dove – per favorire le api urbane e i loro allevatori – il Governo ha imposto con una specifica legge di coltivare solo specie vegetali che producano nettare come il castagno, i girasoli, il lime, le erbe aromatiche e così via. Anche nel perimetro delle città, infine, sono vietati erbicidi e pesticidi.

Allertando la comunità internazionale, la Slovenia ha insomma contribuito a spianare la strada ad altri Paesi, ma questi quanto davvero sono pronti a recepire e a far propria una super speciale e preziosissima protezione degli impollinatori? La risposta, ahinoi, già la conosciamo…

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