Cambiamenti climatici: la sociologa Liana Daher svela le opportunità Lavorative di uno stile di vita sostenibile

La lotta contro i cambiamenti climatici richiede non solo azioni concrete, ma anche una maggiore consapevolezza collettiva, ostacolata da percezioni scientifiche contrastanti. Nonostante la crescente sensibilizzazione, esiste ancora una discrepanza tra l'interesse per la questione e la conservazione di uno stile di vita consolidato, ma il cambiamento offre opportunità lavorative e vantaggi per la società.

Alla lotta contro i cambiamenti climatici, se ne aggiunge un’altra: quella della diffusione della consapevolezza riguardo agli stessi mutamenti. Contrastare il surriscaldamento globale comporta, prima di tutto, un cambiamento (e quindi uno sforzo) negli stili di vita.

La conoscenza frammentaria su ciò che sta accadendo al nostro pianeta “a macchia di leopardo” disperde gli sforzi; serve un approccio collettivo.

A dirlo è Liana Daher, professoressa ordinaria di Sociologia presso l’Università degli Studi di Catania e membro dell’Associazione Italiana di Sociologia (AIS).

Siamo agli sgoccioli dell’estate e, come accade ormai da qualche anno, eventi estremi stanno caratterizzando questo periodo dell’anno. Temperature roventi si alternano a bombe d’acqua e allagamenti, venti che spazzano via gli ostacoli, siccità, frane. Il fenomeno di trasformazione è estremamente complesso e, per essere affrontato in modo strutturale, richiede una forte cooperazione non solo tra le scienze umane e naturali, ma anche con le istituzioni.

Abbiamo la necessità di mettere in pratica un approccio basato sulla collaborazione e sulla costruzione del bene collettivo, che oggi, secondo la professoressa Daher, fatica ancora ad affermarsi a causa di una percezione contraddittoria da parte del mondo scientifico rispetto al problema del cambiamento climatico.

In pratica, da un lato c’è chi non crede in questo cambiamento e, dall’altro, chi dimostra, anche attraverso evidenze scientifiche, che questo fenomeno è reale e che stiamo andando verso un aggravamento. Di fronte a questi due approcci, i cittadini si trovano a ricevere input diversi e, di conseguenza, mettono in atto comportamenti contrapposti.

In verità, e da queste pagine lo sappiamo bene, la percentuale della comunità scientifica non concorde sulle cause antropogeniche (cioè causate dall’uomo) del cambiamento climatico è molto bassa. Si dice che a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca, e forse non è così lontano dalla realtà pensare che quella percentuale di scienziati non concordi sia in qualche modo legata alle lobby, in particolare del settore petrolifero, che non hanno alcun interesse ad accelerare la propria estinzione. Purtroppo, la possibilità di scegliere una soluzione più “comoda”, che non richieda lo sforzo del cambiamento, ha un potere persuasivo molto forte. Eppure, qualcosa si sta muovendo nella giusta direzione.

Soprattutto dopo la pandemia, è avvenuta una crescente sensibilizzazione dei cittadini nei confronti di questo grande tema, ma è ancora in divenire. In particolare, vi è ancora una forte discrepanza tra l’interesse nei confronti della questione del cambiamento climatico e la messa in pratica di comportamenti eco-compatibili.

continua la sociologa.

Cambiare stile di vita richiede certo un impegno di volontà, ma ci sono molti aspetti positivi che ci attendono: oltre a un approccio ecosostenibile verso il pianeta che ci ospita e tutti i suoi abitanti (che di per sé non è poco!), ci sono molte possibilità e vantaggi lavorativi per i singoli cittadini. Le azioni e i fondi, come quelli del PNRR, il Piano nazionale ripresa resilienza, destinati alla transizione richiedono nuove competenze e professionalità da mettere in campo e quindi molte nuove opportunità lavorative.

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Fonte: Ufficio Stampa Storie Spettinate

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