Dai Coldplay a Lewis Capaldi, tutte le volte in cui la musica è stata inclusiva e ha valorizzato la disabilità

Il potere della musica nell'unire gli ascoltatori non ha confini e, malgrado gli ultimi casi di cronaca, promuove l'inclusione come hanno fatto e continuano a fare questi artisti

Ha sollevato un polverone la reazione di Antonello Venditti durante un suo concerto a Barletta. Il cantautore ha insultato una ragazza disabile sfidandola a salire sul palco se ne avesse avuto il coraggio.

Ma è stata un’affermazione pronunciata successivamente a indignare e scatenare le polemiche. Per Venditti la ragazza che lui ha definito “speciale” deve imparare l’educazione perché, riportando le sue parole, “non esistono ragazzi speciali, l’educazione è una cosa”.

Alla contestazione è seguito un post di scuse con lacrime, da coccodrillo per la maggioranza degli utenti. Perché se la musica dovrebbe unire e mettere a tacere giudizi e violenza verbale, in questo caso allora la musica ha fallito.

La musica è attività sociale, è forma di cultura, è un’arte che abbraccia generi diversi e impossibili da confrontare, avvicina generazioni distanti in un punto d’incontro comune. Ma la musica, nel profondo, è un momento di condivisione, aggregazione e inclusione perché non fa distinzioni tra i suoi ascoltatori.

Risiede forse proprio in questo il valore della musica, una lingua universale che tutti conoscono e parlano in qualunque angolo del mondo, in qualunque contesto, abbattendo barriere. Di esempi di inclusività nel panorama musicale ce ne sono fortunatamente tanti.

Feelslikeimfallinginlove dei Coldplay è uno di questi. Il video del loro singolo è stato interpretato nella lingua dei segni americana, dimostrando un impegno che i Coldplay avevano mostrato già nei concerti con la distribuzione di zainetti per i fan ipoudenti e sordi presenti tra il pubblico.

Tutti conoscono la voce di Lewis Capaldi e il fatto che il cantante sia affetto dalla sindrome di Tourette. La patologia non gli impedisce tuttavia di esibirsi in concerto anche quando il disturbo può prendere il sopravvento.

Quando è accaduto in un tour con tappa a Francoforte, i suoi fan non hanno inveito ma al contrario hanno accompagnato Capaldi cantando in un unico coro e supportandolo

E di Adam Levine ne vogliamo parlare? Anni fa ha conosciuto il piccolo Cristopher, un bambino con sindrome di Down fan numero uno di Levine e dei Maroon 5.

Dall’emozione, il bimbo ha avuto un attacco di panico e si è disteso sul pavimento. Levine e gli altri membri della band hanno fatto lo stesso per aiutare il ragazzo a calmarsi, come a volergli dire che non c’era nulla di sbagliato nel modo in cui le emozioni ci colgono. In fondo, siamo tutti esseri umani.

 

Questa è la bellezza e il potere della musica e sono questi i principi che i suoi interpreti dovrebbero diffondere.

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