Le trombe marine, fenomeni atmosferici rapidi e distruttivi, stanno aumentando nel Mediterraneo a causa dell'innalzamento delle temperature delle acque
Le trombe marine sono fenomeni atmosferici caratterizzati da una formazione improvvisa e rapida, simili alle trombe d’aria ma con la particolarità di svilupparsi su superfici d’acqua, come mari o laghi. Alla base di entrambe vi è un’elevata instabilità atmosferica: uno strato di aria fredda sovrasta uno di aria calda e umida, dando origine a moti verticali che, ruotando vorticosamente, generano una colonna d’aria con una profonda depressione al centro. Questa condizione può provocare venti che raggiungono velocità di centinaia di chilometri all’ora.
Il professor Mario Marcello Miglietta, docente di Fisica dell’atmosfera e oceanografia all’Università di Bari, ha affermato:
Attualmente non è possibile prevedere con esattezza e in anticipo dove si verificherà una tromba marina.
Esistono strumenti come il radar che forniscono previsioni per macroaree, ma questi fenomeni spesso si sviluppano troppo rapidamente per essere individuati per tempo.
Miglietta, che ha condotto uno studio sulle trombe d’aria e marine in Italia durante la sua attività presso l’Isac-Cnr, spiega inoltre che determinare con precisione la natura di un evento è spesso complesso. Ad esempio, riguardo al fenomeno verificatosi di recente, potrebbe trattarsi di un downburst, ossia una violenta corrente discendente di aria, piuttosto che di una tromba marina.
Impatti e localizzazione delle trombe marine in Italia
Le trombe marine hanno solitamente una durata di pochi minuti e colpiscono aree con un diametro di poche centinaia di metri. Raramente raggiungono la costa, evento noto come “landfall”, e quando ciò accade si dissolvono rapidamente. Tuttavia, il loro impatto sulla costa può essere significativo, provocando ingenti danni.
In Italia, queste trombe sono particolarmente comuni lungo le coste tirreniche, dalla Liguria alla Sicilia, e nel Salento e nell’area a nord di Venezia lungo l’Adriatico. Proprio a Venezia, nel 1970, una tromba d’aria causò il tragico affondamento di un vaporetto, provocando decine di vittime. Gli episodi tendono a verificarsi più frequentemente tra l’estate e l’autunno.
Nel 2023, il Progetto archivio tornado ha confermato 216 segnalazioni di trombe marine in Italia, di cui una ventina hanno toccato la costa. Dal 2014, sono stati registrati 425 eventi, con un evidente aumento dei fenomeni, correlato all’incremento della temperatura del Mediterraneo.
Giovedì scorso, la temperatura media dell’acqua del Mediterraneo ha raggiunto un record storico di 28,9 gradi, con picchi di 31,96°C al largo delle coste egiziane. Questa situazione, in combinazione con una perturbazione arrivata la domenica successiva, ha creato le condizioni ideali per la formazione di trombe marine, come quella che ha portato all’affondamento del veliero Bayesian al largo della costa settentrionale siciliana.
Per misurare l’intensità dei tornado, compresi quelli marini, si utilizza la Scala Fujita avanzata (EF), che va da 0 a 5 in base ai danni provocati. In Italia, l’evento più violento, classificato EF3, si è verificato il 22 luglio 2022 ad Alfonsine, in Romagna. Nonostante i progressi nelle previsioni, le trombe marine restano eventi localizzati, difficili da prevedere con precisione sia per quanto riguarda il luogo che l’ora del loro sviluppo.
Recenti studi hanno esaminato la climatologia dei tornado, inclusi quelli marini, in Italia, identificando due aree particolarmente a rischio: la regione tirrenica centrale e la penisola sud-orientale. Questi fenomeni sono spesso associati a anomalie positive della temperatura superficiale del mare, che creano condizioni favorevoli per lo sviluppo di trombe marine in contesti di elevata instabilità atmosferica.
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Fonte: MDPI
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