Gli stereotipi offensivi e degradanti in Peter Pan dimostrano la mancanza di sensibilità della cultura americana nei confronti della cultura dei nativi d'America: è il motivo per cui a Disneyland, dopo numerosi commenti in negativo, si è deciso di cambiare alcune delle scene di un'attrazione precisa
Ogni due per tre sbuca una questione riguardante il razzismo nei classici Disney. Per forza, se la maggior parte sono collocati all’inizio del secolo scorso… Ragion per cui, più di una volta, proprio la Disney si è trovata ad affrontare parecchie grande riguardanti le rappresentazioni dei nativi americani nelle sue produzioni. Rappresentazione che nei film come Peter Pan (1953, ma anche Pocahontas del 1995) non sono solo stereotipati, ma anche disumanizzanti e spesso del tutto imprecisi.
Sia Peter Pan che Pocahontas sfruttano, infatti, letteralmente, la cultura dei nativi americani e si discostano così tanto dalla realtà da minare i popoli nativi e le loro culture uniche negli Stati Uniti, convincendo probabilmente intere generazioni che queste illustrazioni della cultura nativa siano basate in realtà.
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Di fatto, guardandolo con gli occhi di oggi e ben pensarci, Peter Pan incarna i sentimenti razzisti che hanno afflitto il XX secolo. Nel film, i nativi americani risiedono nell’Isola che non c’è con le sirene, i folletti e altre figure fantastiche, dimostrando un rifiuto da parte dell’uomo “bianco” della loro stessa esistenza. La Disney li tratta essenzialmente come delle vere e proprie meraviglie caricaturali, raffigurando gli indiani Piedi Neri con la pelle rossa e nasi affilati e angolati.
Due dei personaggi bianchi usano persino insulti razzisti in riferimento agli indiani. Ad esempio, Capitan Uncino dice: “Questi pellerossa conoscono quest’isola meglio di quanto io conosca la mia nave”, quando legge la sua mappa dell’Isola che non c’è e cerca di escogitare un piano per trovare il nascondiglio di Peter Pan. In sostanza, Capitan Uncino, che è un capitano di nave e simboleggia un “esploratore” europeo, progetta di sfruttare i nativi per sconfiggere il suo compagno nemico bianco.
John, il fratello di Wendy e Michael, canta: “Andiamo a combattere gli Injuns perché ce l’ha detto lui [Peter Pan]“, un’affermazione che riassume il motivo per cui i soldati bianchi hanno devastato le culture native: perché qualcuno di potere superiore ha detto loro di farlo. In seguito si riferisce agli indiani come “piuttosto selvaggi” e spiega che “l’indiano è astuto ma meno intelligente…“. E non solo, le donne anziane sono brutte, grasse e alcune non hanno i denti. Il capo indossa un copricapo ed è così astratto che a malapena assomiglia a un essere umano. I nativi parlano un inglese stentato e usano persino la lingua dei segni come mezzo di comunicazione.
Uno a uno, dunque, sono segnali evidenti di un disprezzo che si è portato avanti per decenni e che non hanno più ragione di esistere. Da qui la storica decisione dei funzionari di Disneyland di rimuovere tutto ciò e di eliminare ogni riferimento razzista.
Così, all’interno della giostra Peter Pan’s Flight, una delle attrazioni originali del parco a tema, non troveremo più le rappresentazioni negative del film d’animazione del 1953: gli Imagineers hanno rimosso quelle che in molti hanno classificato come vere caricature degli indigeni ispirate alla pellicola.
Ora, gli ospiti del parco troveranno la magnifica e suggestiva scena della “celebrazione del raccolto della Tribù dell’Isola che non c’è con Giglio Tigrato“, spiega Michael Hundgen, Vice Presidente Creative, Walt Disney World Portfolio di Walt Disney Imagineering.
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