Lo sfogo di Bob Sinclar dice molto sui nostri tempi: tutti incollati agli smartphone, anche a costo di non goderci la vita reale
Il quadro, desolante, è effettivamente quello che oramai ci troviamo a vivere ogni qualvolta prendiamo parte a un concerto (e spesso anche a rappresentazioni teatrali): uno stuolo infinito di cellulari accesi puntati sul palco e sul personaggio di turno per filmare, inviare, postare, spesso nello stesso istante.
Ne consegue che chi vorrebbe vedere il concerto in santa pace è infastidito da quell’esercito di dita pulsanti e che chi è preso dal fare un video a tutti i costi nemmeno si accorge di poter godere in effetti dello spettacolo dei suoi idoli dal vivo, senza uno schermo che faccia da filtro.
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A sbottare letteralmente sull’argomento è stato nei giorni scorsi Bob Sinclar che, dopo una serata in un locale di Mykonos in Grecia, si è trovato a dover lanciare un appello:
Basta cellulari in discoteca, altrimenti è un incubo, dice.
Mi sento così depresso. È stato il peggior concerto della mia intera carriera. Entri nel locale, posto meraviglioso a Mykonos, ragazze meravigliose, pensi che sarà una serata divertente, dice spiegando di aver messo in opera il suo French Touch, poi di aver tentato la Commercial Tech House e anche altro. La gente sta ferma col cellulare in mano. Stanno lì congelati a filmare.
Il concetto, dunque, è chiaro, così come anche il messaggio di Sinclar che, almeno per un po’, dovrebbe farci riflettere: rendiamoci conto di quando l’utilizzo smodato di questi dispositivi ci tenga lontani dalla realtà. Vedere uno spettacolo dal vivo attraverso lo schermo di un cellulare (per postare una storia e far notare poi agli altri che si è visto quel tale personaggio famoso) non significa più assistere al bello e al coinvolgente che quello spettacolo può darci. Vuol dire piuttosto estraniarsi, dire “io c’ero” ma non esserci realmente, vuol dire guardare dall’alto e da fuori qualcosa che invece si potrebbe vivere qui ed ora. Con gli occhi liberi da qualsiasi schermo, con entrambe le mani tese ad applaudire e ad abbracciare chi ci è accanto.
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