Orsi a rischio: non solo ordinanze di morte e incidenti stradali, ora sono minacciati anche da esche avvelenate

Dopo l'incidente stradale mortale dei giorni scorsi di cui è stato vittima un orso bruno marsicano, in Abruzzo sono state scoperte esche avvelenate che hanno causato la morte di sei cani e due volpi e rappresentano un serio pericolo anche per i plantigradi

Nelle ultime settimane, abbiamo assistito all’uccisione dell’orsa Kj1 in Trentino e alla morte di un orso bruno marsicano investito in Abruzzo. Episodi che ci hanno ricordato ancora una volta quanto sia critica la situazione di questi animali e quanto ci sia ancora da fare per tutelarli.

Come se non bastasse tutto questo, a mettere in pericolo la sopravvivenza degli orsi e di altre specie del nostro territorio si aggiunge ora un nuovo pericolo: l’uso di esche avvelenate.

Negli ultimi sei giorni, nella frazione di Carrito, a Ortona dei Marsi, all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, sono stati trovati morti sei cani e due volpi, vittime proprio di esche avvelenate disseminate nel bosco. Esche che, potenzialmente, sono una minaccia anche per gli orsi marsicani che frequentano l’area. Questi animali, già fortemente minacciati dalla perdita di habitat e dai conflitti con le attività umane, rischiano infatti di cadere vittime di queste trappole letali.

La scoperta è stata fatta da alcuni tartufai che hanno documentato il ritrovamento con foto e video. L’allerta è stata lanciata anche su Facebook dallo zoologo Paolo Forconi, che già da anni si batte per la difesa degli orsi e degli altri animali presenti nel Parco Nazionale d’Abruzzo.

I carabinieri forestali sono intervenuti sul luogo e hanno avviato un’indagine, di conseguenza i controlli nella zona sono stati intensificati per proteggere la fauna selvatica e prevenire ulteriori tragedie.

Ma è sempre più evidente che, in un contesto già difficile, è urgente un cambiamento nella gestione e nella protezione degli orsi e di tutti gli altri animali selvatici la cui unica colpa è quella di avere a che fare con il genere umano.

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Fonte: Paolo Forconi Facebook

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