Abbiamo perso un altro orso: morto l’esemplare investito ieri in Abruzzo

Nonostante non avesse evidenti ferite, è morto l'orso bruno marsicano investito sulla superstrada Sora-Avezzano. Abbiamo perso un altro orso ed è sempre più urgente la necessità di creare corridoi faunistici per prevenire simili incidenti

Triste epilogo per l’orso investito in Abruzzo. Ieri vi avevamo informato dell’incidente avvenuto di notte sulla superstrada Sora-Avezzano, dove un orso bruno marsicano era stato investito da un auto.

Le prime notizie sembravano rassicuranti: l’orso, inizialmente rifugiatosi in una zona di vegetazione, sembrava non aver riportato gravi ferite. Le cose però alla fine non sono andate come tutti speravamo.

Nella tarda mattinata di ieri, l’orso, che si era spostato in un boschetto impervio a monte della superstrada, è ricomparso cominciando a mostrare segni evidenti di sofferenza. L’équipe veterinaria del Parco, che aveva monitorato l’animale per valutare la sua salute, ha osservato un rapido peggioramento delle condizioni e il quadro clinico dell’orso in poco tempo è diventato critico.

Verso le 12:30, dopo aver riscontrato segni di malessere acuto, è stata decisa la cattura dell’orso per un esame approfondito. Sebbene non fossero visibili fratture o fuoriuscite di sangue, i parametri vitali non erano buoni. Dopo la sedazione e la stabilizzazione, l’animale purtroppo è deceduto.

L’orso, di circa 20 anni, è stato trasportato all’Istituto Zooprofilattico di Teramo per una necroscopia. L’esame dovrà chiarire non solo le cause della morte, ma anche l’identità dell’esemplare tramite l’analisi del DNA.

La sua età avanzata, segnalata dalla dentatura usurata, e la presenza di dermatite cronica, causata da un parassita noto come Pelodera strongyloides, hanno forse contribuito a complicare ulteriormente la situazione. La dermatite, però, come hanno spiegato gli esperti del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, è una condizione dermatologica relativamente comune tra gli orsi bruni e non compromette la loro sopravvivenza.

L’orso si poteva salvare?

In molti si chiedono se la situazione potesse essere gestita diversamente e se un intervento più tempestivo avrebbe potuto salvare l’orso. L’équipe veterinaria del Parco afferma di aver fatto tutto il possibile e di aver seguito il protocollo di riferimento in questi casi:

Le scelte operate dalle 4:30 di questa notte a quando l’orso è morto hanno seguito i protocolli standard che si applicano quando ci sono situazioni complesse ed emergenziali, e quando ci si trova ad operare in condizioni critiche, con un orso adulto, sicuramente spaventato dall’incidente, di 183 kg, in grado di muoversi, perché all’inizio si è spostato da solo, e quindi teoricamente anche pericoloso per gli operatori.

Al di là di questo singolo caso, resta la questione di base: gli orsi sono in pericolo. Se non sono le ordinanze di cattura o uccisione a minacciarli, sono le collisioni con i veicoli a rappresentare un grave rischio. È urgente creare corridoi faunistici che possano garantire la sicurezza degli animali e prevenire simili tragedie in futuro.

È anche il Presidente del Parco, Giovanni Cannata, a sottolineare l’importanza di adottare precauzioni sulle strade frequentate dalla fauna selvatica:

La perdita di un altro esemplare di orso per incidente riporta con forza il richiamo alla cautela quando si percorrono le strade dove vive il plantigrado. Dobbiamo assolutamente invertire la curva che vede come causa maggiore di morte degli orsi marsicani le attività antropiche.

Bene. Ora si passasse però dalle parole ai fatti!

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Fonte: Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise

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