Gli scienziati hanno (forse) capito come gli antichi egizi hanno costruito la prima grande piramide (e ha a che fare con l’acqua)

Nuovo studio suggerisce che la costruzione della Piramide di Djoser potrebbe aver utilizzato un complesso sistema idraulico, riscrivendo la storia delle piramidi egizie

Avete mai pensato a come gli antichi egizi, senza gru o tecnologia moderna, riuscissero a costruire le enormi piramidi? Un nuovo studio potrebbe finalmente svelare il mistero. Un nuovo studio propone che non fu solo la forza bruta a erigere l’iconica Piramide a gradoni di Djoser, ma anche l’uso dell’acqua.

I ricercatori ipotizzano un complesso sistema idraulico che includeva una diga, un impianto di trattamento dell’acqua e pozzi interni, capaci di sollevare enormi blocchi di pietra per costruire questo capolavoro architettonico di circa 4.500 anni fa. Se confermato, questa scoperta potrebbe riscrivere la storia di una delle meraviglie architettoniche più durature al mondo.

Costruita dall’architetto Imhotep intorno al 2670-2650 a.C. durante il regno del faraone Djoser, la Piramide a gradoni di Saqqara è stata oggetto di numerose teorie riguardanti i metodi di costruzione. Tradizionalmente si è ritenuto che fosse stata edificata utilizzando rampe e lavoro manuale per spostare i massicci blocchi di pietra. Tuttavia, un team di ricercatori guidati da Xavier Landreau dell’Istituto CEA Paleotechnic in Francia suggerisce che l’acqua potesse essere incanalata in due pozzi all’interno della piramide, sollevando e abbassando galleggianti che trasportavano i pesanti blocchi di costruzione.

Piramide di Djoser meccanismo di sollevamento idraulico proposto

©Landreau et al., 2024, PLOS ONE

Il potenziale ruolo del complesso di Gisr el-Mudir

Questa teoria ipotizza che l’enclosure di Gisr el-Mudir, precedentemente considerata una struttura incompiuta, potesse funzionare come una diga per catturare acqua e sedimenti. La topografia suggerisce la presenza di un antico lago a ovest del complesso di Djoser. Inoltre, una serie di compartimenti fuori dalla piramide potrebbe aver funzionato come impianto di trattamento delle acque, permettendo ai sedimenti di depositarsi e all’acqua pulita di fluire nei pozzi della piramide, creando la forza necessaria per sollevare le pietre.

Questo metodo, senza precedenti nell’egittologia, potrebbe spiegare la precisione e la scala della costruzione raggiunta dai costruttori delle piramidi. L’uso di sollevatori idraulici avrebbe ridotto il lavoro fisico necessario e permesso una collocazione più precisa dei massicci blocchi di pietra. Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche per comprendere i meccanismi esatti e la disponibilità di acqua nell’antico Egitto, gli autori dello studio suggeriscono che un sistema di sollevamento idraulico potrebbe aver integrato altri metodi di costruzione come le rampe.

Le tecniche e le conoscenze implementate nel complesso mortuario di Djoser influenzarono profondamente i futuri sviluppi e furono perfezionate durante le terze e quarte dinastie del Regno Antico. Questo periodo vide un aumento sostanziale delle dimensioni dei megaliti, portando alla costruzione di piramidi di dimensioni spettacolari, come quelle sui pianori di Meidum, Dahshur e Giza. In meno di 150 anni, il peso medio delle grandi pietre passò dai circa 300 kg della piramide di Djoser a più di 2,5 tonnellate per i blocchi strutturali della piramide di Chefren.

Lo studio suggerisce che le grandi piramidi di Cheope e Chefren sul pianoro di Giza furono il risultato del progresso tecnico iniziato con le piramidi precedenti. Queste mastodontiche costruzioni potrebbero aver coinvolto anche i sistemi idraulici ipotizzati per la Piramide a gradoni.

Questa scoperta apre una nuova linea di ricerca per gli scienziati, esplorando l’uso della potenza idraulica nella costruzione delle piramidi egizie. Gli archeologi potrebbero cercare segni di sistemi simili in altri siti archeologici per ulteriori indizi.

Non vuoi perdere le nostre notizie?

Fonte: PLOS One

Ti potrebbe interessare anche: 

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook