“La parabola del seminatore”, il libro di fantascienza che ha predetto alla perfezione nel 1993 la crisi climatica che stiamo vivendo oggi

Ambientato nel 2024, il classico di fantascienza mostra un'America devastata dal cambiamento climatico. Tra richiami biblici ("La parabola del seminatore" la troviamo nel Vangelo), temi sociali e ambientalismo sembra quasi uno scritto profetico

Il 20 luglio 2024 Lauren Olamina ha compiuto 15 anni. Lei, Lauren, è la protagonista del “La parabola del seminatore” di Octavia E. Butler, un personaggio – femminile – che oggi diremmo profetico. Perché? Perché lo scritto della Butler è un classico distopico del 1993 che racconta la vita e i tempi di una ragazza nera che condivide il dolore degli altri come se fossero quelli di adesso.

Il punto è che Lauren osserva (e sente) un dolore dovuto alla devastazione del Pianeta, alla povertà dilagante, al caos che sovrasta ogni cosa e fa suo quel dolore, rendendo il lettore partecipe della sua indignazione e del desiderio di ribellione a quella morte certa.

Scritto sotto forma di diario, il testo attraversa la metà degli anni 2020 esattamente come la scrittrice statunitense li ha immaginati. Il tempo in cui osserviamo una Lauren lottare per sopravvivere a quello che in seguito verrà chiamato “il vaiolo“, una specie di termine onirico per indicare l’apocalisse.

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Trentuno anni dopo la sua pubblicazione, “La parabola del seminatore” continua a sedurre e turbare molti lettori. Gran parte del libro è straziante. La violenza inizia solo dopo pochi capitoli, quando un’anziana donna nel villaggio urbano di Lauren si uccide all’indomani della perdita di tutta la sua famiglia a causa di un incendio in casa poche settimane dopo essere stata derubata e stuprata

La trama de “La parabola del seminatore” 

Nel futuro distopico in cui il testo è ambientato, la società civile è vicina al collasso a causa della scarsità di risorse e della povertà estrema di gran parte del mondo, che fanno sì che il caos ha preso il sopravvento sulla legge. Qui, nei pressi di Los Angeles, l’adolescente Lauren Olamina ha il dono di percepire fisicamente il dolore degli altri. Chiusa in un’enclave fortificata e sotto assedio da alcune bande armate, la ragazza è capace di creare un sistema filosofico-religioso che chiama “Il seme della terra” in cui traccia una nuova strada per il cambiamento e la possibilità di sottrarre l’umanità al fanatismo distruttivo. Nel momento in cui la sicurezza della comunità in cui vive è compromessa e la sua casa è distrutta, Lauren decide di viaggiare verso il Nord assieme ad alcuni superstiti per cercare di avviare una comunità dove la sua religione, “Il seme della terra”, possa fiorire e crescere.

Il messaggio de “La parabola del seminatore” 

La sensazione è che “La parabola del seminatore” abbia varcato la soglia temporale del presente, dando grande importanza al messaggio di portare avanti un cambiamento. Questo messaggio, e il modo in cui Lauren riconosce i cambiamenti in arrivo per lei e si prepara a rispondervi, potrebbe essere cruciale per il nostro momento attuale, dal momento che – in un modo o nell’altro – ci insegna come riconoscere le difficoltà che ci attendono senza soccombere al destino.

L’unica cosa che io e i miei personaggi principali non facciamo mai quando contempliamo il futuro è rinunciare alla speranza – ha scritto Butler in un saggio per pubblicato nel maggio 2000. L’atto stesso di cercare di guardare avanti per discernere le possibilità e offrire avvertimenti è di per sé un atto di speranza.

Eppure, rendiamoci conto: nella realtà dei fatti, la Butler non ha avuto bisogno di inventare proprio nulla. Se è vero come è vero che trasse ispirazione da un mondo già devastato prestando “semplicemente” attenzione agli eventi suoi contemporanei e monitorando le precipitazioni e la crescita delle piante nel suo arido quartiere della California meridionale, proprio l’anno precedente in cui Butler cominciasse il suo lavoro, nel 1988, il New York Times scrisse queste parole in prima pagina: “Il riscaldamento globale è iniziato“.

Tutto quello che ho fatto – commentò allora Butler – è stato guardarmi intorno ai problemi che stiamo trascurando ora e dare loro circa 30 anni per trasformarsi in disastri a tutti gli effetti.

Fantasiosa distopia, quindi, o una lettura accurata dei fatti che già 30 anni fa erano belli che evidenti?

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