Gli alimenti già lavati, tagliati e/o sbucciati offrono indubbiamente una grande praticità, ma a quale prezzo?
Dalle insalate in busta agli spinaci lavati pronti da cuocere, fino alla frutta tagliata e sbucciata. Chi ha a cuore l’ambiente non può che rabbrividire di fronte agli scaffali dei supermercati pieni di frutta e verdura già pronte all’uso, quasi sempre confezionate in plastica. Uno scenario che ci ricorda quanto sia urgente riconsiderare le nostre scelte di consumo.
Gli esperti della rivista francese 60 Millions de Consommateurs sono tornati a parlare di questa questione, ricordandoci i diversi svantaggi che ci sono nell’acquistare prodotti già pronti confezionati in plastica. Si tratta di svantaggi che riguardano non solo la Francia ma anche l’Italia e tutti gli altri Paesi dove la IV gamma (così sono chiamati i prodotti ortofrutticoli lavati e già pronti all’uso) sono diffusi.
In un’epoca in cui il poco tempo a disposizione e la comodità di trovare pronto la fanno da padroni, è essenziale riflettere – ancora una volta – sui costi nascosti e le implicazioni ambientali di questi prodotti, che in effetti presentano non pochi svantaggi.
Gli svantaggi di frutta e verdura già pronte
La principale critica da fare a questi prodotti è, ovviamente, l’uso massiccio di plastica per il confezionamento. In Italia, come in Francia, l’impatto ambientale della plastica monouso è una questione sempre più urgente da risolvere e nonostante le leggi europee che mirano a ridurre l’uso di plastica, la frutta e la verdura confezionate rappresentano ancora una grande fonte di rifiuti plastici.
In particolare, i prodotti di IV gamma spesso sfuggono alle restrizioni sulla plastica nelle confezioni.
Un altro aspetto rilevante riguarda il prezzo. La frutta e la verdura già pronte costano significativamente di più rispetto ai loro equivalenti sfusi. Questo è dovuto alle diverse fasi di lavorazione che richiedono manodopera e risorse aggiuntive. Per esempio, una vaschetta di fragole, mango, kiwi e ananas può costare fino a 14,50 €/kg, un prezzo che dovrebbe far riflettere sulla reale convenienza di questi prodotti.
Gli esperti francesi sottolineano anche la perdita di vitamine e nutrienti durante la lavorazione e il confezionamento. Lavaggi intensi e atmosfere modificate, se da un lato garantiscono una maggiore durata dei prodotti, dall’altro possono ridurre significativamente il contenuto di vitamine, in particolare la vitamina C e alcune vitamine del gruppo B.
Perderemo più o meno a seconda delle tecniche di taglio, delle modalità di conservazione e delle scadenze. Le perdite possono anche essere rallentate grazie alle atmosfere modificate (arricchite con azoto o CO 2 ) e al mantenimento di basse temperature – spiega a 60 Million Benoît Diagne, dietista-nutrizionista.
Che poi aggiune:
Anche con queste tecniche, il contenuto vitaminico, principalmente vitamina C, può diminuire nel tempo. Sappiamo, ad esempio, che le insalate confezionate possono perdere fino al 40-50% della vitamina C in una settimana. Anche la frutta e la verdura pretagliata possono perdere sapore e consistenza a causa dell’ossidazione e della rottura dei composti aromatici.
Inoltre, il risciacquo a cui vengono sottoposti i prodotti confezionati per eliminare ogni potenziale contaminante, molto più intenso di quello casalingo, provoca una notevole perdita di vitamine del gruppo B.
Anche in Italia, dove l’attenzione alla qualità nutrizionale dei cibi è alta, questo è un punto che non dovrebbe essere trascurato.
La mancanza di obblighi di indicare l’origine dei prodotti confezionati è un’altra criticità evidenziata. L’attuale normativa non obbliga a specificare l’origine di alcuni prodotti di IV gamma. Così si legge su 60 Millions de Consommateurs:
La normativa impone di menzionare l’origine dei prodotti cosiddetti interi, cioè quelli venduti sfusi, in lotti o in vaschette (i preparati per zuppe, ad esempio). Ciò non è tuttavia obbligatorio per i prodotti “pronti al consumo” (già sbucciati e risciacquati). Risultato con i pomodorini: se l’azienda offre un prodotto da sciacquare prima del consumo, deve menzionare l’origine. Ma se i pomodori possono essere gustati così come sono, non è necessaria alcuna menzione dell’origine! Lo stesso vale per i prodotti ai quali è stata tagliata una parte commestibile (un porro bianco, ad esempio).
Tuttavia, dal 1° gennaio 2025, la Commissione Europea prevede di rendere obbligatoria l’indicazione del paese d’origine sui prodotti non integri e pronti per essere consumati direttamente, freschi o cotti.
La frutta e la verdura pretagliate offrono senza dubbio una grande comodità, liberando i consumatori dall’onere di sbucciare e tagliare. Questo può aiutare a raggiungere più facilmente la quota consigliata di cinque porzioni di frutta e verdura al giorno, ma a quale prezzo? La qualità nutrizionale e il costo ambientale sono aspetti che devono essere attentamente considerati.
Riflettiamo, dunque, sulle nostre abitudini di consumo e cerchiamo di fare scelte più consapevoli e sostenibili per il nostro pianeta e per la nostra salute.
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Fonte: 60 Millions de Consommateurs
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