In Italia la cannabis light è (di nuovo) illegale

A stabilirlo sono state, questa notte, le commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera. La decisione ha scatenato forti reazioni, soprattutto da parte delle opposizioni e dei rappresentanti del settore. Scopri cosa cambierà

Sei pronto a dire addio alla cannabis light?

Nella notte tra il 31 luglio e l’1 agosto, in una seduta delle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera che è sembrata interminabile, è stata approvata una modifica al ddl Sicurezza che equipara la cannabis light (quella, cioè, con un contenuto di Thc inferiore allo 0,2%) alla cannabis non light. La decisione ha scatenato immediate reazioni, soprattutto da parte delle opposizioni e dei rappresentanti del settore.

“Il governo Meloni ha appena ucciso il settore della cannabis light nel nostro Paese”, ha dichiarato Riccardo Magi, segretario di Più Europa. “In preda alla furia ideologica, cancella una filiera tutta italiana, 11.000 posti di lavoro. E pensano anche di aver fatto la lotta alla droga…”.

“La decisione, presa in piena notte, è frutto di pregiudizi ideologici ed è il risultato di un mancato dialogo da parte del Governo con gli operatori del settore, malgrado i proclami di questo esecutivo di non voler disturbare chi vuole fare e non ostacolare le imprese italiane che creano ricchezza”, fa sapere Cia – Agricoltori Italiani, in un comunicato.

“Un provvedimento che arriva, peraltro, in un periodo in cui la produzione è in pieno campo, con il rischio per gli agricoltori di non poter vendere il frutto del proprio lavoro, legale, tracciato e controllato dalle stesse forze dell’ordine. Molti acquirenti, in un contesto di scarsa chiarezza dal punto di vista giuridico, stanno disdicendo gli ordini con gravi danni per i produttori. Ancora una volta gli agricoltori, di concerto con gli altri segmenti della filiera, saranno costretti a faticosi e costosi ricorsi in sede giuridica, pur di vedersi riconosciuti diritti previsti dalle normative comunitarie”.

Cosa cambia

In Italia, dal 2016, la coltivazione di canapa per scopi industriali è consentita, a patto che il contenuto della sostanza psicoattiva della presente nella pianta (Thc) non superi lo 0,2%.

Con la modifica al ddl di questa notte, invece, vengono proibiti il commercio, la lavorazione e l’esportazione di foglie, infiorescenze, resine e tutti i prodotti contenenti sostanze derivate dalla pianta di canapa.

Un settore in crescita

Quello della canapa è un settore che ha registrato una crescita significativa negli ultimi anni, con circa 3.000 aziende attive che generano un fatturato annuo di circa 500 milioni di euro.

Cristiano Fini, presidente di Cia-Agricoltori Italiani, ha dichiarato: “È una grave sconfitta per la libera impresa in Italia. È stato così bloccato un settore in forte crescita, trainato soprattutto dai giovani agricoltori. Va in fumo la filiera dei produttori di canapa legale che conta migliaia di posti di lavoro”.

Dopo la seduta fiume, l’esame del ddl Sicurezza in Aula, inizialmente previsto per il 5 agosto, è stato rinviato a settembre a causa delle forti proteste delle opposizioni.

La decisione finale su queste modifiche arriverà dopo l’estate, quando il ddl Sicurezza tornerà in Aula. Nel frattempo, il settore della cannabis light si prepara a una dura battaglia legale e politica per difendere la propria esistenza.

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