Troppi cervi nell'area faunistica di Peio, nel Parco dello Stelvio, e così la Provincia autonoma di Trento ha pensato a metterli in vendita. Sono 19 esemplari, tra cui anche cuccioli, e potrebbero finire in aree didattiche come anche essere uccisi per la loro carne
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@photocech/123rf.com
Si vendono cervi nel Parco Nazionale dello Stelvio, dove gli individui presenti presso l’Area faunistica di Peio sono in esubero. Il Servizio Sviluppo sostenibile e aree protette della Provincia autonoma di Trento ha pensato così di risolvere il problema mettendo in vendita 19 selvatici, tra cui anche piccoli, e ricavarne un guadagno.
Sono 4 maschi e 6 femmine adulti, 5 esemplari giovani e infine 5 cuccioli i cervi che verranno acquistati al miglior prezzo. Enti pubblici e privati, ditte o singoli soggetti potevano presentare la manifestazione d’interesse entro le ore 12.00 del 31 luglio 2024 e aggiudicarsi gli animali.
Per quale scopo? Dipenderà dagli offerenti. Lo precisa la Provincia, rendendo noto che:
I cervi sono ceduti per finalità didattiche e di esposizione al pubblico, per recinti a scopo ludico-ricreativo, per recinti di aziende faunistico-venatorie o di aziende che detengono animali a fini alimentari”
Tra gli interessati vi saranno stati quindi sicuramente cacciatori e chi della carne di cervo ne fa impresa. L’iniziativa promossa fa molto discutere perché, ancora una volta, mette sullo stesso piano animali e oggetti.
Lo stesso era accaduto per i 57 asinelli di San Possidonio, Modena, finiti all’asta e salvati grazie alla mobilitazione di associazioni e volontari. La storia si ripete, stavolta in un’area protetta.
L’Area faunistica di Peio è infatti parte del Parco nazionale dello Stelvio, riserva montana protetta che abbraccia comuni della Lombardia, della Provincia autonoma di Trento e di quella di Bolzano.
Ma il Parco si era già reso protagonista di misure molto discutibili nel versante trentino. Non dimentichiamoci del piano di controllo del cervo 2022-2026. Il piano prevede l’abbattimento di fino a 1500 cervi in 5 anni.
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Fonte: Provincia autonoma di Trento
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