Non solo PFAS: nell’acqua che beviamo ci può essere un’altra sostanza tossica (che è un loro derivato)

Un rapporto di PAN Europe rivela che, oltre agli ormai noti PFAS, anche l'acido trifluoroacetico (TFA), un loro derivato, contamina l'acqua potabile

Quando si parla di contaminanti dell’acqua potabile vengono subito in mente i PFAS, sostanze perfluoroalchiliche. Ma non si tratta dell’unico problema, c’è anche un altro composto, loro derivato, che si trova spesso nelle acque europee e di cui si conosce ancora troppo poco.

Parliamo dell’acido trifluoroacetico o TFA, una sostanza che è un’eredità dei PFAS in quanto si forma dalla loro degradazione e, proprio come i “forever chemicals” (soprannome con cui sono consciuti i PFAS negli Usa), è estremamente stabile e duratura nell’ambiente.

A sottolineare la pericolosità di questa sostanza, non solo poco conosciuta ma anche poco normata, è un recente rapporto del Pesticide Action Network (PAN Europe) che ha analizzato 23 campioni di acque superficiali e sei campioni di acque sotterranee provenienti da dieci paesi dell’UE per residui di TFA e altri PFAS.

Come scrive il PAN in un comunicato:

L’entità della contaminazione è allarmante e richiede un’azione decisa. Tutti i campioni d’acqua analizzati contenevano PFAS. Oltre il 98 percento del totale dei PFAS rilevati era TFA, un noto prodotto di degradazione dei pesticidi PFAS e di altri PFAS.

Questi gli altri risultati in sintesi:

  • Il 79% dei campioni d’acqua testati presentava livelli di TFA superiori al limite proposto di 500 ng/l per i PFAS totali dalla Direttiva UE sulle acque potabili
  • Nessuno degli altri 23 PFAS analizzati ha superato i rispettivi limiti proposti dalla stessa direttiva
  • I livelli di TFA rilevati nei campioni variavano da 370 ng/l a 3.300 ng/l, con una media di 1.180 ng/l, mentre la somma di tutti gli altri 23 PFAS aveva una media di 17,5 ng/l
  • I livelli di TFA trovati rappresentano la più grande contaminazione idrica territoriale causata da una sostanza chimica prodotta dall’uomo
  • I pesticidi PFAS sono la causa principale della contaminazione da TFA nelle aree rurali, seguiti da refrigeranti, trattamenti delle acque reflue e inquinamento industriale
  • La classificazione dei TFA come metaboliti “non rilevanti” nel regolamento UE sui pesticidi ha ostacolato la protezione efficace delle falde acquifere
  • Il “divieto di deterioramento” della direttiva quadro sulle acque dell’UE non è riuscito a prevenire l’inquinamento crescente da TFA
  • L’idea che i PFAS a catena corta, come i TFA, siano innocui, originata dall’industria dei PFAS, è sempre più smentita dalle attuali prove scientifiche. Alcuni studi disponibili mostrano effetti negativi simili a quelli dei PFAS, in particolare sul sistema riproduttivo

Nonostante la sua potenziale pericolosità, il TFA è poco studiato e non ci sono attualmente valori soglia stabiliti per la sua presenza nell’acqua potabile.

L’European Food Safety Authority (EFSA) nel 2016 ha fissato un valore tollerabile di 50 microgrammi (µg) di TFA per chilogrammo di peso corporeo al giorno. Più recentemente, l’Istituto nazionale olandese per la salute pubblica e l’ambiente (RIVM) ha proposto un limite molto più basso, di soli 0,32 µg/kg/giorno.

PAN Europe chiede ai governi di agire con urgenza per affrontare questa minaccia. Le misure proposte includono il divieto immediato dei pesticidi contenenti PFAS, dei gas fluorurati e la definizione di un limite massimo di TFA nell’acqua potabile a livello europeo.

Non c’è dubbio che sia necessario l’intervento delle autorità europee per stabilire regolamentazioni adeguate e proteggere le risorse idriche. Le persone hanno diritto a bere un’acqua pulita e sicura, libera da sostanze chimiche pericolose come il TFA e i PFAS.

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