Non solo ti fa male, ma spendi anche circa 300 euro in più all’anno: il vero costo del cibo spazzatura

Mangiare male mette a rischio la salute e le nostre finanze. A dimostrarlo è l'ultimo studio della Fondazione Aletheia, patrocinato dal ministero della Salute

Alimentazione sbagliata e stile di vita scorretto hanno un impatto decisivo non solo sul tuo stato di salute, ma anche sul tuo portafoglio.

A dirlo, è uno studio della Fondazione Aletheia, patrocinato dal ministero della Salute, che mette in evidenza come le spese sanitarie per le malattie legate a una dieta scorretta abbiano un impatto sulle finanze personali, con un costo extra che si avvicina ai 300 euro a persona; e anche sul Pil, causandone una contrazione intorno al 3,3%.

Secondo la ricerca, intitolata “Malattie, cibo e salute”, c’è un’evidente correlazione tra modelli nutrizionali errati, insorgenza di patologie e incremento dei costi socio-economici. Siamo abituati a credere che il cibo cosiddetto “sano”, ovvero biologico, a chilometro zero e il più naturale possibile, quindi privo di conservanti, additivi e zuccheri, abbia un peso maggiore sul nostro bilancio mensile. E invece ci sbagliamo di grosso.

Perché mangiare male ci costa di più

Secondo quanto rilevato dallo studio della Fondazione Aletheia, realizzato con il patrocinio del Ministero della Salute e guidato dal ministro Orazio Schillaci, le malattie legate a dieta e stile di vita scorretto fanno lievitare i costi sanitari, generando anche una contrazione annua del Pil europeo del 3,3%.

L’incremento del sovrappeso, poi, rappresenta il 9% della spesa sanitaria nazionale e a ogni italiano costa un extra di 289 euro. Oltre al tasso di sovrappeso e obesità, cresciuti in maniera esponenziale negli ultimi 20 anni, a preoccupare maggiormente è l’incidenza del diabete, aumentata di ben il 65%.

Tra le abitudini alla base di un’alimentazione non corretta c’è il consumo di cibi ultra processati, ovvero quei prodotti ad alta densità calorica, poveri dal punto di vista nutrizionale, ma ricchi di sale, zuccheri, grassi idrogenati e additivi chimici.

Queste sostanze vengono aggiunte dall’industria per migliorare le caratteristiche organolettiche di tali prodotti rendendoli più appetibili e facilmente conservabili. Il rapporto spiega che una riduzione del 20% delle calorie assunte da questo tipo di alimenti potrebbe prevenire in Italia 688mila malattie croniche entro il 2050. Un vantaggio che si tradurrebbe anche in un bel risparmio per le casse dello Stato: circa 7 miliardi nei prossimi 25 anni.

Il ruolo della dieta mediterranea

Tra gli strumenti principali e più efficaci a nostra disposizione, per contrastare e combattere il dilagare di queste problematiche legate alla cattiva alimentazione, c’è la dieta mediterranea.

A sostenerlo è il professore emerito di immunologia all’Università di Bologna Claudio Franceschi, tra gli autori della ricerca: “la dieta mediterranea rappresenta un elemento cardine per la salute dei cittadini poiché ha una serie di effetti favorevoli sulla composizione corporea, lo stato infiammatorio cronico caratteristico dell’invecchiamento e anche su tutta una serie di parametri cognitivi”.

Premiata per il settimo anno consecutivo come la migliore al mondo dallo U.S. News & World Report, la dieta mediterranea, oltre a essere un modello unico e prezioso per la nostra salute, è anche il regime alimentare più sostenibile: sia dal punto di vista ambientale sia da quello economico. La soluzione esiste e ce l’abbiamo a portata di mano.

Non vuoi perdere le nostre notizie?

Ti potrebbero interessare anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Instagram