Un team internazionale di ricercatori documenta il primo caso di sindrome di Down tra i Neanderthal, dimostrando la loro capacità di fornire cure altruiste e supporto ai membri vulnerabili del loro gruppo sociale
Un recente studio pubblicato da un team internazionale di ricercatori, tra cui docenti della Binghamton University, documenta il primo caso di sindrome di Down nei Neanderthal e rivela la loro capacità di fornire cure altruiste e supporto ai membri vulnerabili del loro gruppo sociale.
La ricerca, guidata da antropologi dell’Università di Alcalá e dell’Università di Valencia in Spagna, ha studiato i resti scheletrici di una bambina neanderthaliana, affettuosamente chiamata “Tina“, trovata nella grotta di Cova Negra a Valencia, Spagna, nota per le sue importanti scoperte sui Neanderthal, come spiegato da Valentín Villaverde, Professore di Preistoria dell’Università di Valencia:
Gli scavi a Cova Negra sono stati fondamentali per comprendere lo stile di vita dei Neanderthal lungo la costa mediterranea della Penisola Iberica e ci hanno permesso di definire le occupazioni dell’insediamento: di breve durata e con un numero ridotto di individui, alternando la presenza di carnivori.
La storia di Tina
I ricercatori hanno eseguito scansioni di micro-tomografia computerizzata su un piccolo frammento cranico dell’osso temporale destro, contenente la regione dell’orecchio, per ricostruire un modello tridimensionale per misurazioni e analisi. Tina soffriva di una patologia congenita dell’orecchio interno associata alla sindrome di Down, che provocava una grave perdita dell’udito e vertigini invalidanti. Questo individuo è sopravvissuto almeno fino a 6 anni di età, ma avrebbe richiesto cure estese da parte degli altri membri del gruppo sociale.
Il team di ricerca ha creato modelli 3D dell’orecchio interno della bambina neanderthaliana, scoprendo che aveva una patologia congenita legata alla sindrome di Down. Rolf Quam, Professore di Antropologia, ha così commentato la scoperta:
Questo è uno studio fantastico, che combina scavi archeologici rigorosi, moderne tecniche di imaging medico e criteri diagnostici per documentare la sindrome di Down in un individuo neanderthaliano per la prima volta. I risultati hanno implicazioni significative per la nostra comprensione del comportamento dei Neanderthal.
I ricercatori sanno da decenni che i Neanderthal si prendevano cura degli individui disabili. Tuttavia, fino ad oggi, tutti i casi noti di assistenza sociale tra i Neanderthal riguardavano individui adulti, portando alcuni scienziati a sminuire questo comportamento come vero altruismo, suggerendo invece che rappresentasse più probabilmente uno scambio reciproco di aiuto tra pari. Mercedes Conde, professoressa all’Università di Alcalá e autrice principale dello studio pubblicato su Science Advances, ha dichiarato:
Ciò che non era noto fino ad ora era un caso di un individuo che aveva ricevuto aiuto, anche se non poteva restituire il favore, il che dimostrerebbe l’esistenza di vero altruismo tra i Neanderthal. Questo è precisamente ciò che significa la scoperta di Tina.
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Fonte: Binghamton University
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