Accusata di “propaganda contro lo Stato”, Mohammadi deve scontare 16 anni di carcere per la sua battaglia contro il velo obbligatorio e la pena di morte
Un ulteriore anno di carcere per Narges Mohammadi, la più importante attivista iraniana per i diritti umani e vincitrice del Premio Nobel per la pace 2023, è stata condannata a scontare un anno in più nella famigerata prigione di Evin a Teheran.
Lo ha fatto sapere il suo avvocato, Mostafa Nili, secondo cui le autorità l’avrebbero ritenuta colpevole di aver svolto “attività di propaganda contro il regime”.
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Secondo Nili, il regime iraniano ha citato le dichiarazioni rilasciate da Mohammadi riguardo alla studentessa e giornalista iraniana Dina Ghalibaf, che è stata arrestata ad aprile dopo aver pubblicamente affermato di essere stata aggredita sessualmente da membri della polizia morale iraniana.
Mostafa Nili, the lawyer of Narges Mohammadi, stated in a tweet today: Based on the verdict issued by Branch 29 of the Revolutionary Court, #NargesMohammadi has been sentenced to one more year in prison for propaganda activities against the regime. https://t.co/HHC8vnPjj6
— Narges Mohammadi | نرگس محمدی (@nargesfnd) June 18, 2024
Le autorità avrebbero anche citato una lettera scritta da Mohammadi in cui invitava gli iraniani a boicottare le elezioni parlamentari di febbraio e la corrispondenza dell’attivista con i parlamenti svedese e norvegese.
Negli ultimi tre anni, Mohammadi ha subito sei processi che hanno portato ad una condanna totale di 13 anni e tre mesi di prigione, 154 frustate, esilio e quattro mesi di pulizia delle strade.
Come se non bastasse, la sua condanna era recentemente estesa (a gennaio), quando le sono stati consegnati altri 15 mesi di prigione dopo essere stata accusata di “diffusione di propaganda” contro il regime della Repubblica islamica.
Ma la detenzione non ha impedito l’attivismo di Mohammadi: la 52enne ha recentemente pubblicato una lettera in cui chiede la fine della guerra a Gaza. Nella lettera, Mohammadi ha condannato un attacco israeliano contro un campo profughi a Rafah che ha ucciso oltre 45 palestinesi.
Intanto, il Comitato per il Nobel ha affermato di “condannare fermamente la dura e ingiusta sentenza“.
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