Alcuni ex militari dovranno scontare condanne da sei a dodici anni per la sentenza nel caso “Manta y Vilca”: è la prima volta che il Perù apre un processo giudiziario per violenza sessuale come crimine contro l’umanità
Quarant’anni dopo i fatti e venti dall’inizio delle inchieste, un caso di violenza di genere, quello passato nei documenti come caso Manta y Vilca, ha ottenuto un risultato storico: i giudici hanno infatti condannato 10 ex militari a pene detentive effettive da sei a dodici anni. Si tratta di membri dell’esercito peruviano che nel 1984 abusarono sessualmente di nove contadine nella regione di Huancavelica, nelle montagne del sud.
Nel leggere la sentenza, la Prima Corte Penale Superiore Nazionale di Liquidazione Temporanea della Corte Superiore Nazionale di Giustizia Penale Specializzata ha stabilito che quegli atti costituiscono crimini contro l’umanità.
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Nei giorni più sanguinosi del terrorismo, il Governo di allora dichiarò di fatto lo stato di emergenza in diverse zone del territorio peruviano, installando basi militari. Vi furono però reggimenti che, sotto la velata giustificazione di adempiere alla loro missione di protezione della popolazione, commisero abusi di vario genere.
Questo è quello che successe in due quartieri adiacenti di Huancavelica: Manta e Vilca, appunto.
La sentenza è emblematica perché è la prima volta che il Perù apre un processo giudiziario per violenza sessuale come crimine contro l’umanità nel contesto del conflitto armato interno. Ma ciò è avvenuto anche in mezzo a venti contrari: solo un paio di settimane fa il Congresso ha approvato in prima istanza un disegno di legge che mira proprio a prescrivere i processi degli indagati e condannati per crimini contro l’umanità per fatti commessi prima del luglio 2002.
Secondo quanto si legge su El Pais, sul registro unico delle vittime del Consiglio per le riparazioni del Ministero della Giustizia, tra il 1980 e il 2000 sono stati denunciati più di 4.800 casi di violenza sessuale, di cui l’83% perpetrati dalle forze dell’ordine, secondo le conclusioni della Commissione di Verità e Riconciliazione (TRC).
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