Non mangio più pollo da quando ho scoperto cosa c’è davvero dentro (nuova indagine shock nei supermercati Lidl)

Lidl è di nuovo sotto accusa a causa della sua carne di pollo. Un nuovo studio, commissionato per l'Italia da Essere Animali in collaborazione con altre associazioni internazionali, mostra una contaminazione da agenti patogeni e batteri resistenti agli antibiotici

Vi ricordate il recente scandalo della carne di pollo in vendita alla Lidl? Si trattava di un’inchiesta di Essere Animali sulwhite striping che colpisce il 90% dei petti di polli. In pratica, si parla di quelle evidenti striature di grasso sui petti di pollo, che non rappresentano soltanto un difetto estetico ma sono indice della crescita accelerata e non sana a cui sono costretti questi animali negli allevamenti.

Essere Animali non si è fermato a questa scoperta e ha continuato ad indagare sulla carne di pollo Lidl. Un recente studio, condotto in cinque Paesi europei (tra cui ovviamente l’Italia) e realizzato da un laboratorio indipendente, ha analizzato 142 campioni di carne di pollo provenienti da 22 punti vendita Lidl in Germania, Italia, Spagna, Gran Bretagna e Polonia.

Per quanto riguarda l’Italia, lo studio è stato condotto su campioni acquistati nel mese di gennaio. Si trattava di 24 confezioni di carne fresca di pollo a marchio Lidl venduta in quattro punti vendita situati a Roma, Firenze e Milano. I campioni includevano diverse tipologie di tagli comunemente consumati: 6 confezioni di ali, 6 di cosce, 4 di sovracosce, 2 di fusi e 6 di petto.

Subito dopo l’acquisto, la carne è stata confezionata in borse frigo e trasportata con un mezzo refrigerato direttamente in un laboratorio indipendente in Germania, dove è stata analizzata. La catena del freddo è stata rigorosamente rispettata e continuamente monitorata durante l’intero tragitto.

È inoltre importante segnalare che tutti i campioni testati provenivano dalla stessa grande azienda italiana, che a inizio giugno ha emesso un ritiro precauzionale dal mercato di alcuni lotti di petto e fusi di pollo per possibili rischi microbiologici.

I risultati

I risultati sono davvero allarmanti: una percentuale significativa dei prodotti testati era contaminata da agenti patogeni e batteri resistenti agli antibiotici.

L’attenzione si è focalizzata sui batteri principali associati alle infezioni alimentari, in particolare quelli che possono causare seri problemi di salute ai consumatori. Vediamo più nello specifico cosa è emerso.

Il laboratorio ha analizzato i campioni di carne per la presenza dell’enzima ESBL, che conferisce multiresistenza a certi batteri, e per il MRSA (Staphylococcus aureus resistente alla meticillina).

I risultati hanno mostrato che metà dei campioni europei conteneva ESBL. In particolare, nelle confezioni acquistate presso Lidl Italia, il 46% (11 campioni) era contaminato da ESBL e il 33% (8 campioni) da batteri multiresistenti a 3 delle 4 classi di antibiotici testate. Tutti e otto questi campioni hanno mostrato una resistenza del 100% a due classi di antibiotici: cefalosporine di terza generazione e fluorochinoloni.

Il 54% dei campioni italiani mostrava invece la presenza di listeria, un batterio potenzialmente pericoloso che può causare problemi gravi. Infatti, anche se la listeria viene eliminata dalla cottura e quindi la sua presenza non deve essere segnalata nei prodotti destinati alla cottura, il batterio può rimanere sulle superfici della cucina che entrano in contatto con la carne cruda, diventando potenziali vettori di trasmissione.

Un’infezione da listeria, lo ricordiamo, può causare malattie gravi e, in alcuni casi, avere conseguenze fatali, come accaduto nel focolaio del 2022 che sembra essere stato legato al consumo di wurstel a base di pollo e tacchino.

Trovata anche la salmonella, presente nel 46% del pollo venduto in Italia, un tasso significativamente più alto rispetto agli altri Paesi testati, come potete vedere dall’infografica che vi riportiamo poco più in basso.

Secondo i dati del Ministero della Salute, la presenza di salmonelle è in aumento nei polli d’allevamento e l’87% delle salmonelle isolate sono multiresistenti agli antibiotici. Pertanto, non si può escludere che anche le salmonelle trovate nelle confezioni di Lidl siano resistenti a questi farmaci. 

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@Essere Animali

Ma come mai questa situazione così allarmante? Quanto scoperto, ovviamente, riaccende l’attenzione sulle pratiche di allevamento intensivo utilizzate dai fornitori di Lidl.

Come già hanno mostrato precedenti indagini, negli allevamenti dei fornitori europei di Lidl le condizioni in cui vengono allevati i polli sono disastrose: migliaia di animali ammassati, spesso malati, che vivono in stalle sporche e piene di feci, circondati da compagni morti. Questo ambiente, non c’è dubbio, rappresenta un terreno fertile per la proliferazione di agenti patogeni. Se un solo animale si ammala, tutti gli altri ricevono antibiotici, una pratica che contribuisce significativamente alla diffusione di batteri resistenti.

E tutto ciò è un grave problema per la salute pubblica. La resistenza agli antibiotici è infatti una delle dieci principali cause di morte a livello globale. Nel 2019, più di 1,2 milioni di persone sono decedute a causa di questo fenomeno, e si stima che entro il 2050 questo numero potrebbe aumentare fino a 10 milioni. Nel 2020, solo nell’Unione Europea, più di 35.000 persone sono morte per infezioni resistenti agli antibiotici, con quasi un terzo di questi decessi registrati in Italia.

Leggi anche: La resistenza agli antibiotici è l’epidemia silenziosa più letale dei nostri tempi (e nessuno ancora l’ha capito)

Il rapporto ha anche evidenziato che migliorare le condizioni di vita degli animali potrebbe ridurre la necessità di trattamenti antibiotici.

La campaigns manager di Essere Animali, Brenda Ferretti, ha dichiarato:

I risultati dei test microbiologici sulla carne di pollo a marchio Lidl Italia dovrebbero suonare come un gravissimo campanello d’allarme. Adesso la palla passa proprio a Lidl: sarebbe irresponsabile da parte loro continuare come se nulla fosse. Lidl deve affrontare la causa dell’elevato numero di batteri resistenti agli antibiotici e degli altri agenti potenzialmente patogeni presenti sulla carne, garantendo migliori condizioni di allevamento in tutte le sue filiere.

Le criticità sono state ancora una volta ben evidenziate, resta da vedere come Lidl risponderà a queste accuse e se adotterà standard più rigorosi, per migliorare la salute degli animali e ridurre l’impatto negativo sulla salute pubblica.

Potete leggere il report completo di Essere animali QUI.

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