Non sono lavoratori, sono schiavi: la storia del bracciante abbandonato in strada con un arto tranciato da un macchinario

Una faccenda che ha fatto scalpore per il modo, atroce, in cui si è svolta. Eppure la storia del bracciante abbandonato per strada dopo che un macchinario gli aveva tranciato un braccio rimarca l’ombra di ciò che esiste da sempre: il caporalato

Sai? Ci sono posti, in Italia, dove lavorare e veder rispettati i propri diritti non è poi così scontato, soprattutto se italiano non sei. Ci sono posti in cui, con la scusa che quei lavori lì – raccogliere pomodori, mietere il grano, ma anche fare borse e pelletteria di alta moda (ricordate gli scandali Alviero Martini e Dior?) – nessuno più li vuole fare, ci si approfitta della disperazione di altri esseri umani e li si utilizza, nel suo più truce significato, fino ad annientarli completamente.

E così accade che qualcuno muoia sotto al sole, che qualcuno venga abusato, violentato, messo a tacere, mentre la vita scorre e noi ancora non siamo del tutto consapevoli che dietro moltissimi dei prodotti alimentari che compriamo spesso ci sono ingiustizie sui braccianti e sugli operai che coltivano, raccolgono e confezionano quel cibo.

Leggi anche: Braccianti sfruttati, maltrattati, abusati: il sapore amaro del caporalato nel cibo che portiamo sulle nostre tavole

L’ultimo caso, sconcertante, è quello di Latina: qui un uomo di origini indiane è stato lasciato in strada dai datori di lavoro con un braccio mozzato. Un macchinario utilizzato per rimuovere i piccoli tunnel usati per far crescere fragole e ortaggi gli aveva infatti staccato un arto e, invece di essere soccorso, l’uomo è stato abbandonato in strada, vicino alla sua abitazione, da un pulmino. L’uomo, 30enne, è stato poi portato con l’eliambulanza in ospedale a Roma.

La denuncia e la notizia dell’episodio è della Flai Cgil che con la segretaria generale di Frosinone Latina è accorsa subito sul posto per vedere cosa fosse successo e come aiutare le persone coinvolte; il lavoratore è stato trasportato in eliambulanza a Roma.

Sono stata contattata da un lavoratore che mi ha inviato la foto di un arto staccato – racconta Hardeep Kaur, segretaria generale Flai Cgil Frosinone Latina – spiegandomi che si trattava di un incidente avvenuto a un compagno di lavoro, che in condizioni disperate è stato scaricato in strada da un pulmino 9 posti. Non è un film dell’orrore, purtroppo è tutto vero! Qui non siamo solo di fronte a un grave incidente sul lavoro, cosa già di per sé allarmante e evitabile, qui siamo davanti alla barbarie dello sfruttamento, che calpesta le vite delle persone, la dignità, la salute e ogni regola di civiltà. Questi campi, queste strade, questi borghi e contrade li presidieremo ogni giorno e per le prossime settimane saremo in tantissimi, perché non si può lavorare in queste condizioni.

I campi alle porte di Latina coprono un territorio dove vivono circa 30 mila lavoratori provenienti per lo più dall’India, costretti a lavorare per 3,5 euro l’ora e a doparsi per resistere alla fatica.

Una situazione, quella di queste zone, già conosciuta da tempo, sulla quale si alza il sipario delle volte per poi richiudersi velocemente, come quando – solo nel 2019 – vennero arrestate 6 persone, di cui due donne, un ispettore del lavoro e un sindacalista della provincia di Latina (ma gli indagati furono oltre 50 tra cui imprenditori agricoli, commercialisti e funzionari). Poi si sono spenti i riflettori e nulla più è cambiato.

Sul nuovo caso, ora, stanno indagando i carabinieri.

Non vuoi perdere le nostre notizie?

Leggi anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook