I gatti hanno un forte istinto predatorio e non è raro che quelli che hanno la possibilità di uscire dalle mura domestiche portino a casa uccellini, lucertole e altri animali: ma perché lo fanno? Per rispondere a questa domanda è necessario prendere in considerazione il lungo processo di domesticazione del gatto
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Chi vive con un gatto che ha la fortuna e l’opportunità di potere girare fuori casa da solo sa che deve aspettarsi qualche “regalino” dal suo felino, che sia una lucertola, un uccellino o un altro animale. Ma come mai i gatti ci portano animali a casa, pur avendo cibo a disposizione?
Per rispondere a questa domanda, dobbiamo analizzare il lungo percorso di domesticazione del gatto.
Il gatto della Mezzaluna Fertile, la domesticazione ha inizio
Circa 9.000 anni fa il gatto Felis silvestris lybica iniziò la sua avventura con l’essere umano, partendo da quel territorio chiamato Mezzaluna fertile, che comprende i moderni Iraq, Israele, Giordania, Libano, Palestina, Siria, Kuwait, Turchia sud-orientale e l’Iran occidentale.
Il gatto si avvicinò all’uomo probabilmente perché attratto dalle facili prede che poteva trovare nei nostri insediamenti.
L’agricoltura c’era da circa 1000 anni e i gatti cacciavano i roditori che abbondavano tra il grano raccolto.
All’uomo fu subito chiara l’utilità dei gatti e viceversa, ai gatti iniziarono a piacere gli esseri umani quali fonte di facili pasti, ma continuarono a mantenere la loro indipendenza cacciando anche in natura.
Gli antichi egizi e lo stretto legame con i gatti
Circa 6000 anni fa, in Egitto, più docile e socievole, il gatto non era considerato solo un’utile difesa da animali indesiderati, ma veniva addirittura venerato, un esempio è la dea Bastet dalla testa di gatto, e ucciderne uno era un reato che portava all’esecuzione.
Anche in questo caso, il gatto continuò a mantenere la sua indipendenza di predatore in natura.
Il gatto arriva in Europa: la nuova scoperta
E in Europa quando è arrivato il gatto?
Un tempo si datava il suo arrivo tra i 300 e il 400 d.C., ma un recente studio condotto dalla ricercatrice Magdalena Krajcarz di Nicolaus Copernicus ed effettuato su ossa di gatto del Neolitico trovate in Polonia e in Serbia, ha dimostrato che il gatto vive in Europa da almeno 8.000 anni: a quei tempi il gatto selvatico europeo sfruttava il vantaggio offerto dall’uomo, pur mantenendo la sua indipendenza, garantendosi la sopravvivenza.
Il gatto ieri e oggi: cosa è cambiato
Anche se oggi esistono razze create dall’essere umano e la loro domesticazione va avanti da secoli e secoli, i gatti continuano a cacciare lucertole, uccelli e altri animali, pur avendo cibo a disposizione.
Perché?
Possiamo dire che il processo di domesticazione non ha tolto al gatto il suo lato più selvatico, che possiamo riscontrare non solo nei gatti liberi, ma anche in quelli che vivono in casa e che hanno la possibilità di esplorare il territorio fuori dalle mura domestiche.
Tendiamo a credere che il gatto porti le sue prede in casa come regali o segno di ringraziamento nei nostri confronti, ma l’ipotesi più realistica è che consideri la casa in cui vive come un luogo sicuro in cui portare e nascondere il bottino.
Il predatorio dei gatti è un problema
Va detto che in alcuni Paesi, l’introduzione del gatto da parte dell’essere umano ha creato importanti danni alle specie autoctone.
In Australia, per esempio, i gatti hanno portato all’estinzione 20 specie animali e quelli selvatici uccidono 316 milioni di uccelli ogni anno, il 4% del totale, per questo il governo ha deciso di ucciderne 2 milioni.
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