Fotovoltaico offshore: la Cina sperimenta impianti solari in mare a 30 km dalla costa

La Cina avanza nella sperimentazione dell'energia solare offshore, con progetti pionieristici che potrebbero rivoluzionare il settore energetico, nonostante le sfide tecniche e regolamentari

La Cina sta esplorando nuove frontiere per l’energia rinnovabile: il fotovoltaico offshore. Mentre il mondo guarda all’energia eolica al largo delle coste, il paese sta puntando a sfruttare l’energia solare direttamente dalle acque del mare. Un’idea affascinante, ma quali sfide tecniche e regolamentari devono essere superate per trasformare questa visione in realtà? E quali sono i vantaggi rispetto alle tradizionali centrali solari terrestri?

I vantaggi offerti dall’energia solare oceanica rispetto a quella terrestre sono evidenti e notevoli. Per l’installazione di impianti solari terrestri è necessaria la ricerca di ampie estensioni di terreno, spesso non situate in prossimità di centri abitati o industriali; di conseguenza, l’energia prodotta deve essere trasferita su lunghe distanze. Al contrario, i centri urbani e industriali si trovano frequentemente vicino a coste o laghi, rendendo l’energia solare oceanica una soluzione più pratica e accessibile.

Nonostante ciò, l’adozione di nuovi quadri politici e autorizzativi procede con cautela, al fine di evitare gli errori che hanno caratterizzato i precedenti cicli di boom e crisi nel settore delle energie rinnovabili. Tra le principali sfide ingegneristiche vi sono la corrosione delle componenti elettroniche a causa dell’esposizione all’acqua salata e la necessità di costruire strutture capaci di resistere all’impatto delle onde e alle raffiche di vento.

Le aziende statali cinesi stanno sperimentando l’installazione di pannelli solari fino a 30 chilometri dalla costa. La Cina, già leader globale nelle energie rinnovabili, sta cercando di sfruttare l’oceano per soddisfare il suo fabbisogno energetico futuro attraverso il vento, le onde e le maree. Tuttavia, progetti ambiziosi per grandi installazioni solari affrontano problemi che vanno dai mari agitati a un vuoto normativo, secondo esperti consultati da Dialogue Earth.

I forti supply chain della Cina potrebbero aiutare a superare gli ostacoli legati all’energia solare marina, aprendo la strada a un nuovo settore che sfrutta le vaste superfici delle acque costiere e offshore del mondo per generare energia pulita.

Il progetto da 400 MW nella Baia di Laizhou

Nel dicembre scorso, la China General Nuclear Power Group ha iniziato la costruzione di un impianto solare oceanico da 400 MW nella Baia di Laizhou, nella provincia di Shandong. Il progetto prevede l’installazione di pannelli solari fissati a pali ancorati al fondo del Mare di Bohai, in acque profonde tra gli 8,5 e gli 11 metri. Una volta completato, l’impianto dovrebbe generare 690 gigawattora di energia all’anno.

Nonostante il settore sia ancora agli inizi in Cina, l’interesse è in crescita. La Cina ha aggiunto 217 gigawatt di capacità solare lo scorso anno, più di quanto gli Stati Uniti abbiano mai fatto nella loro storia, secondo BloombergNEF. Solo circa 3 GW di questi erano basati sull’oceano, ma l’interesse è in aumento.

Evitare errori del passato

Nel 2018, circa il 90% delle principali 500 aziende energetiche cinesi erano di proprietà statale. La maggior parte degli sviluppatori di solare oceanico sono aziende statali, alcune delle quali supervisionate dal governo centrale. Due documenti rilasciati dal Ministero delle Risorse Naturali hanno scatenato discussioni sul futuro del settore. A novembre, il ministero ha istruito tutte le autorità marittime regionali a stabilire un meccanismo amministrativo “multi-livello” per approvare l’uso delle aree marine. Tuttavia, poco dopo, il Dipartimento per la Gestione delle Aree Marine ha ordinato di sospendere le domande di utilizzo del mare per i progetti solari oceanici.

Gli esperti credono che il governo centrale stia cercando di preparare il terreno per progetti su larga scala, garantendo il loro sviluppo fluido in futuro. Ad ogni modo, la costruzione di impianti solari galleggianti oceanici è molto più impegnativa rispetto a quelli terrestri. Børge Bjørneklett, un imprenditore norvegese che ha inventato un sistema galleggiante nel 2016, afferma che il solare galleggiante completamente offshore probabilmente non potrà vedere subito la luce per via dei costi elevati. Una soluzione più promettente è costruire in acque semi-protette.

La mancanza di esperienza e regolamentazioni industriali è un ostacolo. Sarà necessario stabilire standard e politiche per vari aspetti, inclusi permessi di uso del mare, connessione alle reti elettriche, valutazioni ambientali e approvazione dei progetti. La coordinazione tra le agenzie governative sarà cruciale.

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Fonte: CRESA –  BloombergNEF

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