È a “soli” duecentonovanta milioni di anni dopo il Big Bang e oggi il telescopio spaziale Webb l’ha trovata: la Nasa ha annunciato la scoperta di JADES-JS-z-14-0, avvenuta grazie alle osservazioni di ottobre 2023 e gennaio 2024. È la galassia più lontana attualmente conosciuta
Webb continua ad emozionare: il telescopio spaziale è riuscito ora ad immortalare JADES-JS-z-14-0, la galassia più lontana attualmente conosciuta, a “soli” duecentonovanta milioni di anni dopo il Big Bang. La scoperta è avvenuta grazie alle osservazioni di ottobre 2023 e gennaio 2024.
Come si legge sul comunicato stampa ufficiale, a ottobre 2023 e gennaio 2024, un team internazionale di astronomi ha utilizzato Webb per osservare le galassie come parte del programma JWST Advanced Deep Extragalactic Survey (JADES).
I ricercatori, utilizzando il NIRSpec (Near-Infrared Spectrograph) di Webb, hanno ottenuto lo spettro di una galassia da record osservata solo duecentonovanta milioni di anni dopo il Big Bang.
Gli strumenti su Webb sono stati progettati per trovare e comprendere le prime galassie, e nel primo anno di osservazioni come parte del JWST Advanced Deep Extragalactic Survey (JADES), abbiamo trovato molte centinaia di galassie candidate dei primi 650 milioni di anni dopo la Terra Big Bang
spiegano Stefano Carniani della Scuola Normale Superiore di Pisae Kevin Hainline dell’Università dell’Arizona a Tucson (Usa).
All’inizio del 2023, gli astronomi hanno rilevato una sorgente sorprendentemente luminosa, piuttosto insolito per una galassia così distante, e molto vicina a un’altra galassia, tanto che le due sembravano far parte di un unico oggetto più grande.
Nel gennaio 2024, NIRSpec ha osservato questa galassia, JADES-GS-z14-0, per quasi dieci ore, e quando lo spettro è stato elaborato per la prima volta, c’erano prove inequivocabili che la galassia […] aveva mandato in frantumi il precedente record di galassie lontane. Vedere questo spettro è stato incredibilmente emozionante per tutta la squadra
L’aspetto più importante di JADES-GS-z14-0, precisano gli scienziati, risiede proprio nella sua incredibile luminosità: dalle immagini, infatti, si evidenzia che la sorgente ha un diametro di oltre 1.600 anni luce, dimostrando che la luce che vediamo proviene principalmente da stelle giovani e non dall’emissione vicino a un buco nero supermassiccio in crescita.
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Questa quantità di luce stellare implica che la galassia ha diverse centinaia di milioni di volte la massa del Sole! Ciò solleva la domanda: come può la natura creare una galassia così luminosa, massiccia e grande in meno di 300 milioni di anni?
Ma c’è di più.
Successive analisi hanno poi dimostrato che la luminosità della sorgente indica la presenza di una forte emissione di gas ionizzato nella galassia sotto forma di linee luminose di emissione di idrogeno e ossigeno.
La presenza di ossigeno così presto nella vita di questa galassia è una sorpresa e suggerisce che diverse generazioni di stelle molto massicce avevano già vissuto la loro vita prima che noi osservassimo la galassia.
Tutte queste osservazioni, insieme, ci dicono che JADES-GS-z14-0 non è come i tipi di galassie che i modelli teorici e le simulazioni al computer avevano previsto esistessero nell’Universo primordiale. Data la luminosità osservata della sorgente, possiamo prevedere come potrebbe crescere nel tempo cosmico, e finora non abbiamo trovato alcun analogo adatto nelle centinaia di altre galassie che abbiamo osservato
La regione dove è stata trovata JADES-GS-z14-0 è relativamente piccola, per questo, secondo gli scienziati, la sua scoperta ha profonde implicazioni per il numero previsto di galassie luminose che vediamo nell’Universo primordiale.
È probabile che gli astronomi troveranno molte di queste galassie luminose, forse anche in epoche precedenti, nel prossimo decennio con Webb. Siamo entusiasti di vedere la straordinaria diversità delle galassie!
Le osservazioni spettroscopiche sono parte del programma Guaranteed Time Observations (GTO) 1287 e quelle MIRI di GTO 1180. I ricercatori, comunque, precisano che i dati non sono stati ancora raccolti in un articolo da sottomettere alla comunità internazionale per la pubblicazione.
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Fonte: Webb Space Telescope
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