Un nuovo test sui succhi di frutta mostra come la contaminazione da micotossine e pesticidi sia bassa in termini di quantitativi ma spesso estesa a più sostanze in contemporanea (effetto cocktail)
Ancora troppo spesso i succhi di frutta vengono considerati una scelta salutare, soprattutto come alternativa per quei bambini che magari non amano molto mangiare frutta fresca. In realtà, così come tanti altri prodotti, presentano alcune insidie e non ci riferiamo solo agli zuccheri aggiunti.
Il Salvagente ha condotto un’analisi dettagliata su 20 succhi di frutta, al fine di valutare non solo il loro contenuto nutrizionale ma anche la presenza di eventuali tracce di pesticidi e micotossine.
Sostanzialmente, le varie referenze analizzate, di diverse marche, gusti, percentuali di frutta (dal 20% al 100%) e prezzo, sono state valutate tenendo conto della loro composizione (importante la presenza o meno di ingredienti sgraditi come ad esempio lo sciroppo di glucosio-fruttosio) ma anche di contaminanti. In merito a quest’ultimo aspetto, gli esperti del Salvagente sottolineano una cosa importante:
le sostanze rilevate hanno una concentrazione molto bassa. Dire però che non superano il limite di legge non è possibile perché essendo i succhi dei mix di frutta, per le singole sostanze, come i pesticidi, non sono previste dalla normativa specifiche soglie massime. Sulle micotossine, le “muffe” che si possono sviluppare sugli alimenti, invece solo la patulina è regolamentata dalla legge (limite massimo negli adulti 50 mcg/kg) e nel nostro panel solo in un caso è stata rilevata ma a una concentrazione lontanissima dal residuo massimo.
I risultati
I risultati del test hanno quindi mostrato che i succhi di frutta presentano generalmente concentrazioni basse di pesticidi e micotossine. Possiamo stare dunque tranquilli? Non proprio, dato che si tratta sì di dosi piccolissime ma in alcuni casi si arriva a contenere fino a 8 residui differenti.
Si parla quindi dell’effetto cocktail (azione combinata di più sostanze), un aspetto della contaminazione di cui si sa ancora troppo poco. Non ci sono infatti studi che possano tranquillizzare i consumatori sugli effetti combinati di tali sostanze sulla salute, anche se a bassissime dosi.
Anzi, al contrario, uno studio condotto presso il Dipartimento di Biologia dell’Università di Sherbrooke, in Canada, ha dimostrato che diverse concentrazioni minime di più pesticidi possono avere un impatto dannoso equivalente a una singola dose elevata di un solo pesticida. Naturalmente, occorrono più studi per confermare tale pericolosità.
Ma quali sono stati i pesticidi trovati nei succhi? Si tratta di:
- Acetamiprid: un insetticida neonicotinoide, tra quelli più pericolosi per le api
- Pyrimethanil: fungicida sospettato di avere effetti antiandrogenici e di inibire gli ormoni tiroidei
- Ethirimol: fungicida non più autorizzato in Italia, la sua presenza era infinitesimale e solo in un succo
Il test ha tenuto conto nella valutazione finale, sia della presenza di pesticidi a livelli superiori al limite di rilevazione tecnica (Loq, superiore a 0,005 mg/kg) sia di sostanze a valori inferiori, comunque considerate “tracce”.
Un punto critico di molti succhi di frutta è poi l’aggiunta di zucchero, edulcoranti e dolcificanti, insieme ad altri ingredienti sgraditi come aromi e coloranti. La loro presenza ha inciso negativamente sulla valutazione dei prodotti coinvolti nel test. In particolare, ha influito negativamente sul giudizio finale la presenza di sciroppo di glucosio-fruttosio, che può interferire con le funzionalità epatiche.
I succhi di frutta peggiori
Sono 3 i succhi di frutta che non raggiungono la sufficienza nel test in quanto contengono una serie di ingredienti sgraditi e tracce di pesticidi e/o micotossine.
Si tratta di:
- Esselunga, frutti misti
- San Benedetto, succoso frutta mix, zero zuccheri
- Smart Esselunga, tropicale multivitaminico
Per conoscere i risultati completi del test, fate riferimento al numero di giugno del Salvagente.
La replica di San Benedetto
Riceviamo e pubblichiamo la seguente rettifica ai sensi dell’art. 8 legge 47/1948;
San Benedetto intende avvalersi del diritto di rettifica ai sensi dell’art. 8 legge 47/1948 al fine di contestare quanto affermato nell’articolo.
In quest’ultima pubblicazione si fa riferimento alla “presenza di eventuali tracce di pesticidi e micotossine” nei succhi di frutta analizzati, mediante esecuzione di in un test che però è privo di attendibilità scientifica e orientato a creare un allarme che non esiste. Innanzitutto, va osservato che il riferimento a “tracce di pesticidi e micotossine” è assolutamente fuorviante poiché non si specifica di quale pesticida / micotossina si tratta. Nello specifico, viene affermato che “Il test ha tenuto conto nella valutazione finale, sia della presenza di pesticidi a livelli superiori al limite di rilevazione tecnica (Loq, superiore a 0,005 mg/kg) sia di sostanze a valori inferiori, comunque considerate “tracce” senza però indicare quali con evidente omissione di una informazione determinante per sostenere il titolo della pubblicazione.
Va detto, infatti, che le strumentazioni e le procedure analitiche attualmente disponibili permettono, oggi, di identificare sostanze chimiche (tra cui pesticidi, micotossine) a livelli sempre più bassi, tanto che è possibile affermare che non esiste composto in tracce che non possa essere identificato nella sua struttura chimica. Ne consegue che l’affermazione è generica e scientificamente censurabile.
I
n aggiunta, si osserva che in relazione all’unità di misura utilizzata “(mg/kg)” appare evidente che siamo dinanzi ad un errore poiché su una scala metrica 1 µg/L (≈ 1 µg/kg) corrisponde ad 1 cm ogni 10.000 km quindi se utilizzassimo la scala metrica indicata nell’articolo i pesticidi / micotossine presenti sarebbero circa 300 volte superiori al limite massimo. Ciò non corrisponde al vero in quanto lo stesso articolo afferma che vi sono “concentrazioni basse di pesticidi e micotossine”.
Inoltre, il riferimento allo “studio condotto presso il Dipartimento di Biologia dell’Università di Sherbrooke” dal quale si sarebbe preso spunto per elaborare il test appare ingannevole poiché, in tal modo, si vuole avvalorare un “presunto” effetto sinergico di un cocktail di pesticidi, ma l’autore dello studio, Prof. Gaudreau, resosi conto che non sono trasferibili all’uomo risultati di sensibilità a principi attivi di colture cellulari, ha concluso che “gli impatti sulla salute umana non sono noti”.
In ultimo, per quanto concerne la valutazione finale: “3 i succhi di frutta che non raggiungono la sufficienza nel test” vengono utilizzati quale parametro di valutazione la presenza di “ingredienti sgraditi”, che costituisce mera valutazione discrezionale senza alcun supporto scientifico. E’ importante sottolineare sul punto, che gli ingredienti utilizzati per la preparazione dei prodotti in esame sono autorizzati e ammessi da apposite regolamentazioni comunitarie e per ciascuno esiste specifica valutazione da parte dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA). Se così non fosse, ovviamente, non potrebbero essere utilizzati. Se ne conclude che Il Salvagente, sulla base di una semplice valutazione di gradimento soggettivo, squalifica ingredienti riconosciuti e autorizzati dall’EFSA.
Tutto quanto argomentato in tale rettifica si basa su un esame analitico svolto per San Benedetto dal Prof. Ugo Pagnoni Prof. Emerito, Ordinario di Chimica Organica dell’università UniMORE, Dip. di Scienze della Vita di Modena. Alla luce di quanto sopra emerge in modo evidente che i dati riportati nell’articolo nonché la valutazione finale ove si elenca il succo “SUCCOSO FRUTTA MIX, ZERO ZUCCHERI” di San Benedetto quale uno dei succhi peggiori non si basano su dati corretti e scientificamente provati, ingenerando l’errata convinzione che il prodotto della San Benedetto possa in qualche modo essere insalubre, il che, chiaramente, non corrisponde al vero.
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Fonte: Il Salvagente
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