Speciale europee 2024, abbiamo intervistato i candidati sulle tematiche ambientali: Gabriella Zanzanaini (NOS, lista Siamo Europei di Azione)

Sabato 8 e domenica 9 giugno daremo il nostro voto alle elezioni europee 2024. Il futuro europarlamento sarà chiamato anche a risolvere parecchie questioni di carattere ambientale. Ma quanto davvero i nostri politici hanno preso coscienza, in Europa, di questa urgenza? Per aiutarvi a capire quali siano le posizioni dei diversi schieramenti su clima e ambiente abbiamo intervistato, insieme a Greencome, diversi candidati

Investimenti e sussidi più corposi, misure più semplici e dirette e, uno su tutti, il Green Deal europeo: com’è davvero l’Europa che si vuole da qui a 15 anni alla luce delle varie Direttive, recepite e non? Lo abbiamo chiesto a 5 candidati italiani alle prossime elezioni europee in calendario sabato 8 e domenica 9 giugno 2024.

Di seguito l’intervista a Gabriella Zanzanaini, candidata con NOS nella lista Siamo Europei di Azione nella circoscrizione Centro

Qual è la priorità che andrebbe portata avanti in Europa per contrastare la crisi climatica?

Dare ascolto alle persone che dicono che quello che non “fa dormire la notte” è l’incertezza per il futuro, che per noi è legato a quattro piani inclinati: il cambiamento climatico, cambiamento demografico, cambiamento economico e cambiamento tecnologico. Come possiamo massimizzare queste quattro cose insieme? Una delle nostre proposte è la centralizzazione dei sussidi per la transizione ambientale ed energetica. Abbiamo bisogno di un livello di investimenti enorme. La seconda cosa necessaria è la mitigazione e la prevenzione dei rischi: in Italia siamo molto vulnerabili alla siccità e alle alluvioni e quindi serve un investimento anche per la prevenzione dei rischi naturali legati alla crisi climatica.

Il Grean Deal varato nel 2019 ha dato vita in questi 5 anni a provvedimenti all’avanguardia per quanto riguarda l’ambiente. Andrebbe incentivato o ridimensionato?

Bisogna solo renderlo più efficace. Innanzitutto bisogna vedere l’impatto che ha. Per adesso ci sono sul fuoco troppi regolamenti e troppo complicati da seguire, quindi bisogna vedere veramente di cosa abbiamo bisogno. Per esempio in Italia si dovrebbe puntare sulla rigenerazione dei suoli…

Quindi la vostra posizione sulla Nature Restoration Law, che l’Italia ha respinto, qual è?

Di farla! Per ogni euro investito abbiamo 38 euro di benefici. Quindi riguarda sì l’impatto ambientale, ma allo stesso tempo è molto legato all’economia e alla produttività italiane. Se noi non abbiamo questo, se noi non siamo preparati, come possiamo gestire tutti questi cambiamenti che stanno impattando sul nostro Paese? L’Europa è il continente che si sta riscaldando più velocemente di tutti gli altri e l’Italia ha un problema enorme con la siccità.

Politiche energetiche, qual è la fonte o le fonti su cui bisognerebbe puntare a breve e lungo termine per garantire una sicurezza energetica da una parte e allo stesso tempo raggiungere la neutralità climatica dell’intera Regione al 2050.

Se noi vogliamo arrivare alla neutralità 2050 l’energia elettrica di cui abbiamo bisogno in Italia, raddoppia quindi come come riusciamo a fare tutte e du cose? Bisogna avere un mix rinnovabili e nucleare. Quindi, nel breve termine, investire di più sui rinnovabili. Per esempio, in Sicilia abbiamo l’impianto più grande del mondo per i pannelli solari, però allo stesso tempo a lungo termine ci serve anche l’energia nucleare.

È stato stimato che gli Stati membri dell’Unione europea stiano impiegando tra i 34 e i 48 miliardi di euro all’anno in sussidi per attività che danneggiano una natura, in particolar modo nelle politiche agricole, ad esempio incentivando allevamenti intensivi e grandi multinazionali. Questi sussidi andrebbero reindirizzati e se sì, come e dove?

Le faccio l’esempio dei fertilizzanti in Europa: noi siamo il continente che usa più fertilizzanti di tutti, tuttavia con la PAC dal 1990 abbiamo ridotto il il tasso di fertilizzanti utilizzati di un terzo, quindi c’è, esiste, una politica agroambientale che potrebbero funzionare. Cosa succede adesso? Perché i sussidi vanno alle multinazionali? Semplicemente perché non sono accessibili anche agricoltori più piccoli, cioè in Italia l’11% di agricoltori sono di dimensione più piccola. L’altro giorno ho parlato con una persona che voleva fare biodinamico, voleva cambiare l’uso del terreno, ma accedere ai sussidi gli è stato impossibile.

Il futuro dell’agricoltura passa per una riduzione di…?

Di emissioni, poiché in Italia l’agricoltura contribuisce al 3,8% del PIL e invece emette il 10% di CO2.

Cosa cambierebbe della PAC appena revisionata ad aprile?

Io direi rendere di tutto più semplice, più accessibile e di avere vincoli più stringenti a livello ambientale e rivedere come possiamo implementarlo più semplicemente.

Qual è il cibo con cui i cittadini europei dovrebbero sfamarsi in un futuro non troppo lontano? Qual è la sua posizione su carne coltivata, farine da insetti e i Novel food in generale?

È un dibattito forte. Questa è secondo noi una distrazione dai temi veri. Quindi per la transizione bisogna lasciare la libertà di tutti, quindi anche la consapevolezza è importante, è l’impatto di quello che scegli è importante, ma abbiamo anche bisogno di queste tecnologie nuove per facilitare la stessa transizione. In ogni caso tutto il novel food è utile in questa transizione. Alla fine ognuno deve essere libero di scegliere.

Come rendere più attuabili e socialmente accettate Direttive come quella delle case green e lo stop alle auto a benzina, che al momento sono percepite dai cittadini soltanto come un costo?

Anche qui due punti: uno, dobbiamo aiutare le fasce più deboli, dev’essere la transizione per tutti e non per pochi. E la seconda cosa e rendere più facile: una centralizzazione dei sussidi è importante perché l’infrastruttura manca. E faccio l’esempio delle colonnine per le ricariche delle auto elettriche…

Ecco, quanto alla mobilità sostenibile, su cosa dovrebbero puntare le nostre città per aumentare la qualità della vita dei cittadini e diminuire il traffico e di conseguenza le emissioni?

Bisogna ripensarle. Ripensare gli spazi verdi, ripensare il trasporto pubblico, le piste ciclabili e investire nel trasporto pubblico.

Tra queste 3 R (Ridurre, Riciclare, Riparare) qual è quella su cui bisognerebbe puntare di più con politiche ad hoc per una migliore gestione dei rifiuti?

Questa è una domanda difficile perché ovviamente tutte e tre, però l’Italia è molto forte nel riciclaggio, che comunque non è omogeneo in tutto il Paese. Anche ridurre è fondamentale:  l’acqua in bottiglia, per esempio, l’Italia è il Paese che ne consuma di più al mondo dopo il Messico. Probabilmente riparazione anche quello searebbe interessante.

Le va di aggiungere altro?

Penso che su tutti questi temi quello serva un investimento gigante, un investimento sia pubblico che privato. Dunque noi ora abbiamo l’occasione di facilitare una cosa che possiamo fare solo a livello europeo: centralizzazione dei sussidi e mercato unico a livello di investimenti di capitali.

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