Che cos’è la “Millennial Pause”, l’errore social che la Gen Z critica ai nati negli anni ’80. Lo fai anche tu?

Il mondo dei social è impietoso nei confronti di chi non si adegua al ritmo velocissimo della tecnologia, come nel caso della "Millennial pause"

Se frequentate il mondo dei social network e non siete più adolescenti, probabilmente avrete sentito parlare della cosiddetta Millennial Pause, motivo di scherno e derisione per tutti i non più giovani che si cimentano con la creazione di contenuti.

Il gap generazionale

C’è da qualche anno, ormai, la consuetudine a dividere la popolazione in fasce sulla base all’anno di nascita, e ad assegnare un nome a ogni fascia:

  • generazione silenziosa (nati fra 1928 e 1945)
  • Baby Boomer (nati fra 1946 e 1964)
  • Generazione X (nati fra 1965 e 1980)
  • Millennials / Generazione Y (nati fra 1981 e 1996)
  • Generazione Z (nati fra 1997 e 2012)
  • Generazione Alpha (nati fra 2013 e 2024)

A ogni fascia d’età sono attribuite peculiari caratteristiche, che dipendono dall’epoca di nascita, dall’educazione ricevuta, dalle esperienza vissute – in generale, dal modo di comportarsi e di vivere la vita.

Per esempio, i baby boomers sono proverbialmente poco pratici con la tecnologia, sono appassionati di Facebook e non hanno l’abitudine di inviare messaggi vocali.

Anche i millennials, la prima generazione ad aver colonizzato web e social, sono oggetto di sbeffeggi e prese in giro sui social – soprattutto per via della cosiddetta “Millennial Pause”.

Che cos’è la Millennial Pause?

Parliamo ovviamente di social network e, in particolare, di TikTok – il social più amato e frequentato dalla Generazione Z, che si permette il lusso di giudicare i creatori di contenuti che hanno qualche anno in più.

Come nel caso della Millennial Pause, considerata il tratto distintivo dei video realizzati dai millennials: si tratta di un minuscolo intervallo di tempo che intercorre fra l’avvio della registrazione e l’inizio del video.

In altre parole, i millennials avviano la registrazione di un video (reel o diretta che sia, poco importa) e attendono uno o due secondi prima di iniziare a parlare – rendendosi per questo ridicoli.

Al contrario, i ragazzi della Gen Z non fanno pause una volta premuto il tasto play per registrare un video, dimostrando più dimestichezza con i mezzi e le piattaforme tecnologiche.

Questa piccola pausa potrebbe essere retaggio del fatto che i millennials hanno avuto a che fare con le telecamere (oggetti ormai estinti!) prima che con gli smartphone e che, per usarle, era necessario far passare qualche secondo dopo aver premuto il tasto REC.

La Millennial Pause non è l’unico “segnale” del fatto che dietro un certo contenuto ci sia la mano di una persona nata fra gli anni Ottanta e i Novanta.

Anche l’uso eccessivo degli hashtag, come anche dei filtri di bellezza e correttivi delle foto, è la dimostrazione che si appartiene ormai a un’altra era tecnologica.

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