Le piramidi di Giza furono costruite lungo un'antica arteria del Nilo, oggi sepolta, che facilitava il trasporto delle pietre, come rivela uno studio pubblicato su Communications Earth & Environment
Le piramidi di Giza sono tra i monumenti più iconici del mondo, ma come hanno fatto gli antichi egizi a costruirle in un ambiente così ostile? Una recente scoperta ha rivelato un segreto nascosto sotto il deserto: un’antica arteria del Nilo che potrebbe riscrivere la storia della loro costruzione.
Il complesso delle piramidi di Giza fu eretto nell’arco di quasi 1000 anni e alcune di queste strutture risalgono a oltre 4500 anni fa. Situato tra le antiche città di Giza e Lisht, l’area ora si trova ai margini del Deserto Occidentale dell’Egitto. L’ambiente ostile della regione ha sempre rappresentato un enigma per gli archeologi, che per secoli si sono chiesti come gli operai egiziani riuscissero a spostare i blocchi di pietra da 2,5 tonnellate che compongono le piramidi.
L’antica ingegneria egiziana
Nel 2014, alcuni ricercatori dell’Università di Amsterdam ipotizzarono che gli operai utilizzassero tecniche ingegneristiche. Basandosi su una pittura murale nella tomba di Djehutihotep, costruita intorno al 1900 a.C., che raffigura operai che trasportano pietre, si speculò che bagnassero la sabbia per ridurre l’attrito, facilitando lo spostamento dei blocchi. Secondo il dipinto, ogni blocco richiedeva il lavoro di 172 uomini, un’impresa comunque titanica, considerato che la cava più vicina era a meno di un miglio dalla Grande Piramide di Giza.
Lo studio pubblicato su Communications Earth & Environment propone che gli egiziani sfruttassero l’acqua per alleggerire il loro lavoro. Esaminando l’ipotesi che il Nilo si diramasse in arterie oggi scomparse, l’autrice dello studio, Eman Ghoneim, geomorfologa egiziano-americana dell’Università della Carolina del Nord Wilmington, analizzò immagini satellitari del Deserto Occidentale e condusse indagini geologiche. Scoprì un corso d’acqua che un tempo scorreva lungo il complesso delle piramidi, oggi isolato.
Ghoneim e i suoi co-autori ipotizzano che questo corso d’acqua, che hanno proposto di chiamare “Ahramat”, dal termine egiziano per piramidi, sia stato sepolto sotto le sabbie portate da una grave siccità circa 4200 anni fa. Inoltre, sembra che gli operai egiziani scavassero strade che collegavano l’Ahramat ai vari cantieri, riducendo la distanza da percorrere con le pietre grazie all’uso della forza umana.
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Fonte: Nature
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