Dall’Europa più di 1 miliardo di euro per far fronte alla nuova epidemia silenziosa che può colpire 1 persona su 2: la depressione

Più di 1 persona su 2 è considerata a rischio di depressione in tutta l'Unione europea. Il disagio mentale è più frequente di quanto si pensi. E ha anche un costo finanziario molto elevato

Disagio, ansie, distacco sociale. Più di una persona su 2 in Europa è a rischio depressione, e tra questi ci sono anche – e soprattutto – giovani e anzini. Chi è più attento, sente infatti ormai parlare ogni giorno di adolescenti per i quali gli schermi degli smartphone, insieme ai social media, sono diventati parte integrante della loro vita, a volte a scapito della loro salute mentale, o di anziani che si sentono soli o di lavoratori in preda al burnout.

No, non è facile da vivere la vita che ci stiamo scegliendo, e la pandemia di COVID-19, la guerra russa in Ucraina e quella a Gaza, il cambiamento climatico, l’aumento dei costi energetici e del costo della vita hanno senza dubbio conseguenze a lungo termine sulla salute mentale delle persone.

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A dirlo è la Commissione europea che, in occasione della European Mental Health Week dal 13 al 19 maggio, lancia anche sfide interessanti, come un progetto da 9 milioni di euro per formare operatori sanitari e professionisti come insegnanti e assistenti sociali o sviluppare nuove linee guida per dirigenti scolastici, educatori e responsabili politici sul benessere e la salute mentale dei giovani e degli insegnanti.

Gli investimenti dell’Europa

La situazione di questa depressione dilangante non può non impattare anche economicamente, con un costo che rappresenta il 4% del PIL dell’UE.

Per affrontare queste sfide, l’Unione Europea dichiara di stare investendo 1,23 miliardi di euro in 20 iniziative faro e di mirare a implementare diverse misure a supporto.

Tra queste:

  • l’annuncio di un investimento di 11 milioni di euro dal programma EU4Health per identificare le lacune e potenziare le capacità in collaborazione con l’OMS/Europa
  • un progetto da 9 milioni di euro, EU-PROMENS, che comprende un programma di formazione multidisciplinare per professionisti della salute e altri settori
  • 10 milioni di euro di supporto della salute mentale per i gruppi più vulnerabili, come i bambini e i rifugiati

 

Come stanno realmente i nostri ragazzi?

A fornirci un quadro completo è l’Unicef, che nel suo “Child and adolescent mental health – The State of Children in the European Union 2024”, stima che sono circa 11,2 milioni i bambini e i giovani entro i 19 anni nell’Unione Europea (ovvero il 13%) che soffrono di un problema di salute mentale (5,9 milioni di maschi e 5,3 milioni di femmine). Tra le persone di età compresa tra i 15 e i 19 anni, circa l’8% soffre di ansia e il 4% di depressione.

Da qui un altro dato più che allarmante: il suicidio è la seconda causa di morte (dopo gli incidenti stradali) tra i giovani fra i 15 e i 19 anni nell’Unione Europea. Nel 2020, circa 931 giovani sono morti per suicidio nell’Ue, equivalenti alla perdita di circa 18 vite a settimana.

La prevalenza del suicidio, in ogni caso, si è ridotta nel corso del tempo, con il 20% dei suicidi in meno nel 2020 rispetto al 2011. Circa il 70% dei giovani di età compresa tra i 15 e i 19 anni nell’UE che muoiono per suicidio sono maschi.

mortalità

@Unicef

In Italia, tra i ragazzi tra i 15 e i 19 anni che si sono suicidati tra il 2011 e il 2020 il 43% erano ragazzi e circa il 36% ragazze.

Circa la metà (48%), secondo il report, di tutti i problemi di salute mentale a livello globale si manifesta entro i 18 anni, eppure molti casi rimangono non individuati e non trattati. Nell’Unione europea, infatti, nel 2022, per quasi la metà dei giovani adulti (tra i 18 e i 29 anni) i bisogni di assistenza per la salute mentale non erano soddisfatti.

Cosa vuol dire? Che dovremmo necessariamente prestare più attenzione ai nostri giovani di oggi.

QUI il rapporto Unicef completo.

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