Malattie infettive e lesioni dovute (anche) al sovraffollamento: negli allevamenti intensivi della Norvegia i salmoni muoiono già prima di arrivare alla macellazione a un ritmo allucinante. Nel 2023, 62,8 milioni di salmoni (e 2,5 milioni di trote iridee) sono morti nella fase di produzione in mare
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Ti sei mai chiesto cosa c’è dietro al salmone che trovi dal tuo pescivendolo? Malattie del pancreas, delle branchie e del cuore o lesioni subite durante l’eliminazione di parassiti come i pidocchi di mare. Solo i più “fortunati” quindi, sopravvivono (e li mangiamo), per il resto ci sono numeri allarmanti e una mortalità precoce che fa rabbrividire.
Quasi 63 milioni, infatti, sono i salmoni morti prematuramente lo scorso anno nei grandi allevamenti tra i fiordi della Norvegia, il più grande produttore mondiale di salmone atlantico. Numero pari a un tasso di mortalità del 16,7%, anch’esso a un livello record, e un dato in graduale aumento che non può non porre problema economico per i produttori.
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A dirlo è un report annuale sulla salute dei pesci dell’Istituto Veterinario Norvegese, che calcola il numero di salmoni morti negli allevamenti nella cosiddetta “fase di mare”, cioè quella in cui i pesci vivono all’interno di recinzioni installate in zone costiere, cui si vanno ad aggiungere anche 2,5 milioni di trote iridee.
Gli alti tassi di mortalità sono un problema conosciuto per questa tipologia di allevamenti, presenti soprattutto in Norvegia e in Cile, ma diffusi anche in molti altri Paesi, come Scozia, Islanda, Isole Faroe e Canada.
Perché muoiono i salmoni?
Il problema numero uno è rappresentato dalla velocità con cui i pesci vengono allevati, dal momento che sono sottoposti a stress da quando nascono in acqua dolce fino alla macellazione. Durante la prima fase in acqua dolce, la luce e la temperatura vengono manipolate in modo che crescano velocemente. Fase che in natura dura da due a sei anni, mentre quando vengono allevati, ci vogliono da sei mesi a un anno.
Tra le principali cause di morte dei salmoni ci sono le malattie, che possono essere dovute a virus, batteri e parassiti, ma un ruolo importante è anche quello delle condizioni dell’ambiente marino in cui si trovano le reti. Picchi di mortalità si registrano anche in seguito a eventi come attacchi di meduse, ondate di caldo o sviluppo eccessivo di alcune alghe.
Più nello specifico, le principali cause di mortalità registrate a livello nazionale sono state:
- malattie infettive, circa il 38%, come piaghe, sindrome cardiomiopatica, malattie delle branchie, infiammazione del cuore e dei muscoli scheletrici (HSMB) e pasteurellosi. Proprio i trattamenti contro i pidocchi e la manipolazione stressante possono indebolire il pesce e renderlo più suscettibile a questo tipo di malattie infettive
- lesioni (traumi), circa il 33%
- cause sconosciute, circa il 20%
- cause fisiologiche, 4,5%
- condizioni ambientali, 2,9%
Alle analisi del 2023 hanno partecipato 355 località con salmone commestibile, corrispondenti al 43% della massa permanente in mare.
Secondo i report, inoltre, ci sono grandi differenze geografiche nella mortalità: per il salmone destinato all’industria alimentare nel 2023, l’area di produzione 3 (PO3) è quella peggiore con il 25%, seguita da PO2 con il 22%, mentre PO13, PO1 e PO11 hanno tutte una mortalità inferiore al 10%.
La mortalità nella fase degli avannotti
Nel 2023 il numero di pesci d’incubazione morti (oltre 3 grammi) è stato pari a 37,7 milioni di salmoni (e 2,4 milioni di trote iridee). Si tratta di un aumento di circa 2 milioni di salmoni rispetto al 2022. Per la trota iridea si registra una leggera diminuzione sia nel numero di pesci morti segnalati che in quello di rilascio. Il modo in cui vengono riportati i dati rende difficile il calcolo della percentuale annua di mortalità nella fase di incubazione.
La nostra conclusione per il 2023 è che la mortalità totale è aumentata lentamente negli ultimi 5-6 anni raggiungendo il massimo storico per il 2023 con circa 63 milioni di pesci morti nella fase di crescita nel mare – dice il direttore per la salute e il benessere degli animali acquatici del Norwegian Veterinary Institute, Edgar Brun. Ci sono alcuni risultati positivi, ma la tendenza principale rispetto alle malattie e al benessere dei pesci non sta migliorando. Le lesioni cutanee causate dal trattamento meccanico dei pidocchi del salmone e dalle infezioni batteriche sono una delle principali cause dell’elevata mortalità.
Cosa succede ai salmoni malati?
Di certo non vengono buttati, ma trasformati in mangime per animali oppure in biocarburante.
Nessuno degli agenti patogeni che causano malattie nel salmone prodotto in Norvegia incide sulla salute umana; inoltre, nella produzione del salmone norvegese non viene fatto quasi alcun uso di antibiotici, quindi rispetto alle varie malattie del salmone, niente di male sta finendo nei nostri piatti, conclude Brun.
QUI il rapporto completo.
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