Un nuovo studio evidenzia i rischi sulla salute collegati al consumo di un dolcificante artificiale di nuova generazione. Questa alternativa potrebbe provocare una serie di problemi all'intestino
Le alternative allo zucchero possono essere più pericolose di quanto si possa credere. Lo aveva suggerito uno studio nel 2021, le aveva sconsigliate l’OMS e ora c’è un altro riscontro per uno di questi comuni dolcificanti artificiali.
Parliamo del neotame, E961, un popolare dolcificante prodotto a partire dall’aspartame e sviluppato alla fine degli anni ’90. Questa sostanza è oggi ampiamente utilizzata dalle industrie alimentari, ma può nascondere rischi per la nostra salute e, in particolare, per l’intestino.
È quanto emerge da una nuova ricerca condotta dalla Anglia Ruskin University e apparsa recentemente sulla rivista Frontiers in Nutrition. Gli studiosi hanno valutato gli effetti del neotame su un modello dell’epitelio intestinale e dei batteri intestinali E. coli ed E. faecalis.
I risultati hanno mostrato che il neotame può danneggiare l’epitelio intestinale, provocando la morte delle cellule epiteliali. Indirettamente, il dolcificante artificiale agisce anche a danno dei batteri comunemente presenti nell’intestino, alterando il microbiota.
Quali conseguenze?
Secondo gli esperti, il neotame potrebbe essere responsabile di problemi di salute tra cui la sindrome dell’intestino irritabile e la sepsi. Lo chiarisce il dottor Havovi Chichger in una nota stampa:
Diarrea, infiammazione intestinale e persino infezioni come la setticemia se i batteri dovessero entrare nel flusso sanguigno. Pertanto, è importante studiare anche gli edulcoranti introdotti più recentemente e la nostra nuova ricerca dimostra che il neotame causa problemi simili, compresa la malattia dei batteri intestinali”
Il dolcificante agirebbe quindi sulla flora batterica intestinale e ciò potrebbe causare anche lesioni alla barriera intestinale. I dati raccolti richiedono uno studio più approfondito dei nuovi dolcificanti in commercio e dei loro potenziali rischi visto il loro largo utilizzo, che sia per perdita di peso, intolleranza al glucosio e diabete di tipo 2.
Comprendere l’impatto di questi cambiamenti patogeni che si verificano nel microbiota intestinale è vitale. I nostri risultati dimostrano anche la necessità di comprendere meglio gli additivi alimentari più comuni e i meccanismi molecolari alla base dei potenziali impatti negativi sulla salute” conclude il dottor Chichger.
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Fonte: Frontiers in Nutrition
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