L'allerta per il pesticida clorpirifos nei meloni provenienti dal Marocco e arrivati in Spagna solleva ancora una volta preoccupazioni sulla sicurezza alimentare di alcuni prodotti che arrivano dall'estero. In questo caso, i livelli del pesticida (non autorizzato) erano superiori al limite massimo di residui (LMR)
Il Sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi (RASFF) ha recentemente notificato un allarme che riguarda la presenza di clorpirifos, un fitofarmaco non autorizzato e pericoloso, in alcuni meloni provenienti dal Marocco.
Questa notizia, che giunge grazie ad un rigoroso controllo di frontiera in Spagna (non riguarda dunque direttamente l’Italia), richiama l’attenzione sulla sfida, sempre presente in Europa, di garantire la sicurezza alimentare a livello globale.
La notifica dell’allerta è giunta il 4 aprile, quando le autorità spagnole hanno segnalato la scoperta di residui di clorpirifos in una partita di meloni provenienti dal Marocco.
Ciò che rende questa situazione particolarmente inquietante è che il clorpirifos è stato rinvenuto a livelli pari a 0,021 mg/kg o ppm. Tale valore, anche se apparentemente basso, supera il limite massimo di residui (LMR), il che ovviamente desta preoccupazioni per la salute pubblica. Inoltre, la presenza di questa sostanza nei meloni è ulteriormente complicata dal fatto che il clorpirifos non è autorizzato per l’uso su tali colture.
Come mai la presenza di clorpirifos preoccupa così tanto?
Gli studi hanno dimostrato che l’esposizione a questo pesticida può essere associata a gravi rischi per la salute umana, tra cui disturbi neurologici, danni al sistema nervoso centrale e problemi dello sviluppo cognitivo, soprattutto nei bambini esposti durante la gravidanza o nei primi anni di vita.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha classificato il clorpirifos come un potenziale cancerogeno e ha evidenziato il suo impatto negativo sulla salute respiratoria ed endocrina.
È importante sottolineare che questo non è il primo caso di fitofarmaci o pesticidi non autorizzati che vengono rinvenuti nei prodotti alimentari in Europa. Recentemente, abbiamo assistito a episodi simili, come nel caso delle fragole contaminate da epatite A, in questo caso arrivate dal Marocco in Polonia.
Si tratta di allerte da non sottovalutare dato che prodotti come questi possono potenzialmente arrivare anche nel nostro Paese e ci fanno riflettere su come la sicurezza delle produzioni agricole possa non essere la stessa ovunque. Importante quindi che vengano effettuati controlli di qualità lungo tutta la catena di approvvigionamento.
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Fonte: RASFF
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