Vento e pioggia fanno crollare il prezzo dell’elettricità in Spagna: per la prima volta nella storia va sotto lo zero (grazie alle rinnovabili)

Il 1° aprile 2024 entrerà negli annali del mercato elettrico spagnolo per essere stato il primo giorno in cui il mercato all'ingrosso giornaliero ha registrato alcune ore con prezzi negativi. Secondo i dati forniti dal Gestore del mercato elettrico iberico (OMIE), questo lunedì appena trascorso sono infatti stati registrati prezzi di -0,01€/MWh per tre ore, complici la pioggia e il forte vento dei giorni scorsi

Vento, acqua e sole portano la loro produzione a livelli record e da cinque mesi concentrano più della metà dell’elettricità del Paese: accade in Spagna, dove il prezzo dell’energia elettrica è di fatto crollato.

Il mercato all’ingrosso dell’elettricità, il cosiddetto pool, ha infatti registrato lunedì 1 aprile per la prima volta nella storia un prezzo negativo per tre ore: tra le 13 e le 16 dell’1 aprile, l’elettricità è costata -0,01 euro. Ma come mai questa impennata delle rinnovabili?

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La pioggia e il forte vento dei giorni scorsi l’hanno fatta da padroni: è stata soprattutto la tempesta Nelson, infatti, a lasciare molta pioggia e soprattutto vento, tali per cui le rinnovabili hanno funzionato a pieno regime. E non solo: in diverse comunità autonome questo lunedì era ancor giorno festivo e la fascia oraria del primo pomeriggio è stata quella in cui si sono registrati i minori consumi nell’arco della giornata.

energia spagna

@Operador del Mercado Ibérico de Energía (OMIE)

Nessun vantaggio in bolletta?

In ogni caso, i prezzi negativi sul mercato all’ingrosso che si sono registrati lunedì non si tradurranno in prezzi negativi sulle bollette dei consumatori. Da un lato, il metodo di calcolo del Small Consumer Voluntary Price (PVPC) o tasso regolamentato è stato riformato nel 2024 per incorporare un paniere di prezzi a medio e lungo termine, cioè per disaccoppiare il prezzo finale dal mercato giornaliero e, di conseguenza, ridurne la volatilità. Grazie a questa riforma, ciò che accade nella pool incida circa il 25% in meno sul conto finale del consumatore rispetto a prima della riforma. A ciò si aggiungono costi fissi per il consumatore, i cosiddetti pedaggi, oneri e adeguamenti di sistema che impediscono all’energia elettrica di valere zero.

Sta di fatto che il mese di aprile inizia con i prezzi in calo, proseguendo il trend registrato a marzo, in cui il prezzo medio è stato di 20 euro per megawattora (MWh), la metà rispetto al prezzo medio registrato a febbraio e il 77,5% in meno rispetto a marzo 2023, quando era pari a 89,6 euro/MWh.

Inoltre, il mese scorso, il 10 marzo, è stato fissato un prezzo minimo di 0,54 euro/MWh, grazie all’elevata partecipazione delle energie rinnovabili a causa delle tempeste che hanno attraversato il Paese.

Infatti, in 16 dei 31 giorni di marzo la media del pool è stata inferiore al livello di 10 euro/MWh, e in molte ore il prezzo è stato pari a zero euro/MWh, anche se questo prezzo non viene poi trasferito esattamente sulle bollette.

Il nodo dell’IVA al 21%

Resta il nodo dell’IVA: nel mese di febbraio il prezzo medio giornaliero del mercato all’ingrosso si è attestato a 40 euro/MWh, con un calo del 46% rispetto a gennaio. Questo ha fatto sì che l’energia elettrica recuperasse temporaneamente l’imposta sul valore aggiunto (Iva) al 21% da marzo.

Secondo quanto si legge, l’ultimo Consiglio dei Ministri dello scorso anno ha approvato il passaggio dell’IVA sull’elettricità dal 5% al ​​10% (aliquota che sarà mantenuta fino alla fine del 2024): nello specifico, l’IVA diventerebbe del 21% ogni volta che il prezzo all’ingrosso appare inferiore a tale livello nel mese solare precedente l’ultimo giorno di fatturazione. Cioè, tutte le fatture che includono i consumi per almeno un giorno nel mese di marzo avranno l’IVA al 21%. Solo i nuclei familiari con il bonus sociale sono esenti da questo aumento, poiché la loro Iva resterà al 10% per tutto il 2024.

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