Niente più incontri e fotografie con il cervo Isaia al mercato di Cortina. L'animale selvatico, che aveva perso la paura nei confronti delle persone, è stato allontanato di recente e spostato altrove. La storia impone una riflessione sul modo in cui ci rapportiamo alla fauna selvatica
A Cortina d’Ampezzo non vi è una persona che non conosca o che non abbia sentito la storia di Isaia, il cervo che frequentava il mercato della città. Si avvicinava in cerca di noccioline. I passanti lo cercavano tra le bancarelle, lo fotografavano, lo accarezzavano, salutandolo affettuosamente.
Comportamenti definiti “stupendi”, ma che poco si addicono sicuramente a un animale selvatico come un cervo. Ma Isaia era diventato un’attrazione e così si è pensato di allontanarlo dalla scena.
@zaiaufficiale ❌❌❌ UN CERVO IN CENTRO A CORTINA ❌❌❌ 🦌🏔️ Un cervo, per nulla intimorito, si è presentato ieri al mercato di Cortina, ed è stato rifocillato dai presenti prima di tornarsene nei boschi. L’esemplare è sceso altre volte in città ma è la prima occasione in cui si lascia avvicinare così dall’uomo. 📹 Quotidiani NEM #zaiapresidente #cortina #cortinadampezzo #cervoCortina #cortina #orgoglioveneto #veneto #mountains #dolomites #bambi #belluno #dolomitibellunesi #lucazaia #zaia #zaiaufficiale
Lo rendono noto quotidiani locali, riferendo di un trasferimento dell’esemplare in un altro bosco. Di più non si sa. Le decisione sarebbe stata presa nell’interesse del cervo, ormai diventato confidente e non più timoroso dell’essere umano.
In molti credono che dietro a questa dislocazione vi siano altri motivi. Si teme che Isaia sia stato rinchiuso in qualche spazio lontano dagli occhi comuni perché d’intralcio alle associazioni venatorie e ai politici.
Scrive proprio questo la pagina Facebook Claretta la CERVA Del Comelico Sup.- BL, parlando di “libertà animale”.
https://www.facebook.com/claretta18/posts/pfbid02D5hAUxzB7yxwX5WaLvJLijXxYgdNRcaRR3EwqjySwWMKY8LnZTh8BRFRv1LYrwhml
Per gli esperti, l’intera vicenda ha in sé qualcosa di profondamente sbagliato. Lo ribadisce lo zoologo Davide Rufino:
Un cervo che si aggira placido per strade trafficate e luci artificiali a mangiare noccioline non è bello, non è giusto, non è carino – e riferendosi agli animali selvatici in generale. Non prova più paura, né sente il bisogno di prendere la via del bosco. Dopotutto alla gente piace, attira i turisti, i bambini lo amano, viene benissimo per foto e like. Perché nel mondo che ci stiamo impegnando a creare, questi sono gli “animali selvatici” che vogliamo. Ci piacciono così. In balia delle nostre proiezioni e del nostro egoismo ed egocentrismo Privati di quelle caratteristiche – la selvaticità, la diffidenza, l’elusività, la paura – che dovrebbero invece renderli belli e affascinanti. Che andrebbero comprese e rispettate, ma che diventano barriere “antipatiche” da rimuovere per permetterci di allungare le mani e rivendicare la nostra pretesa di dominio su di loro. Per poi mascherare il tutto da “amore”.
Come dicevamo, non si sa dove il cervo sia stato portato. Si parla genericamente di “altro bosco”, ma sorge spontaneo chiedersi come l’animale sopravviverà essendo il suo istinto naturale assopito, se proverà ad avvicinarsi di nuovo all’uomo di cui tanto si fida.
Così faceva il cervo Bambotto ed è stato ucciso a fucilate da un cacciatore. Queste storie dovrebbero farci riflettere davvero sul modo (sbagliato) in cui stiamo interagendo con la fauna selvatica e sulle conseguenze alle quali i selvatici vanno inevitabilmente incontro.
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