La scomparsa silenziosa delle foreste: stiamo divorando l’Amazzonia e gli altri polmoni verdi della Terra (per fare spazio agli allevamenti)

Nel silenzio generale stiamo cancellando le foreste della Terra per far spazio a coltivazioni di soia, olio di palma e allevamenti intensivi. Così stiamo perdendo i nostri polmoni verdi, preziosi alleati contro la crisi climatica: ci stiamo autosabotando...

Ci forniscono ossigeno, ospitando circa l’80% della biodiversità della Terra e svolgono un ruolo cruciale nella mitigazione dei cambiamenti climatici. Ma invece di proteggere le foreste, le stiamo devastando a ritmi inquietanti. Soltanto negli ultimi 30 anni abbiamo perso ben 178 milioni di ettari di foreste a livello mondiale: una superficie pari al triplo di quella della Francia.

Tutto questo per fare spazio a coltivazioni di soia, olio di palma e allevamenti intensivi, che fanno schizzare le emissioni inquinanti. Annualmente vengono convertiti cinque milioni di ettari di foreste tropicali, in particolare per produrre bovina, cacao, gomma, caffè e legno.

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L’Amazzonia rischia di trasformarsi in una savana

Fra gli ecosistemi forestali più colpiti spicca l’Amazzonia. Nel corso degli ultimi 50 anni ben il 17% della sua superficie (equivalente a due volte l’Italia) è stato devastato e trasformato in coltivazioni o pascoli.

“Se questo fenomeno arrivasse a colpire il 20-25% dell’Amazzonia, si pensa che la foresta non sarebbe più in grado di sopravvivere, trasformandosi in una savana arbustiva nel giro di pochi decenni” mette in guardia il WWF.

Non bisogna dimenticare che la sola foresta amazzonica è in grado di catturare oltre 75 miliardi di tonnellate di carbonio, quindi rappresenta un’alleata preziosissima nella lotta al riscaldamento globale.

Purtroppo, però, sta perdendo questa capacità. In diverse aree il grande polmone verde della Terra, piagato dalla deforestazione a cui si aggiungono la siccità e gli incendi, emette più carbonio di quanto ne immagazzina: l’emissione netta è di circa 300 milioni di tonnellate di carbonio l’anno, una quantità pari a quella generata dalla Francia nello stesso arco di tempo. Ciò potrebbe avere effetti a catena sul clima del nostro Pianeta in quanto se tutto il carbonio ora immagazzinato nella foresta amazzonica fosse rilasciato la temperatura media del pianeta aumenterebbe di 0,3 °C, rendendo impossibile raggiungere il target dall’Accordo di Parigi.

Siamo complici della deforestazione

Ciò che accade dall’altra parte del mondo ci tocca da vicino, più di quanto pensiamo. L’Europa, fra i maggiori importatori di prodotti come caffè, carne, olio di palma e latticini, è responsabile del 16% della deforestazione globale associata al commercio internazionale di materie prime. Il Vecchio Continente è al secondo posto, dopo la Cina, nelle importazioni legate alla devastazione delle foreste.

I soli consumi dei cittadini italiani provocano annualmente la distruzione di 36.000 ettari di foreste, ovvero due volte la città di Milano. Solo di recente l’Ue ha finalmente affrontato la questione in modo concreto, con il Regolamento 2023/1115 sulla deforestazione e sul degrado ambientale, che mira ridurre significativamente l’impronta ecologica del commercio internazionale.

Il regolamento interessa 7 prodotti (soia, olio di palma, carne bovina, caffè, prodotti legnosi, prodotti stampati e la gomma) e i loro derivati che dal 30 dicembre 2024 potranno entrare sul mercato europeo soltanto e se le aziende saranno in grado di dimostrare che non sono frutto di deforestazione. Ciò implicherà una serie di controlli tramite la cosiddetta due-diligence per la quale le aziende importatrici dovranno tracciare i prodotti fino al luogo di produzione e tutte le fasi della catena di approvvigionamento.

Nel frattempo anche noi, nel nostro piccolo, possiamo fare qualcosa per proteggere le foreste. Cosa? Iniziare a ridurre il consumo di carne e ad acquistare solo alimenti e altri prodotti realizzati in modo ecosostenibile e sostenendo i progetti di riforestazione.

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Fonte: WWF

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