Scoperte recenti ribaltano le teorie tradizionali sui tatuaggi di Ötzi, l'Uomo del Ghiaccio, evidenziando tecniche avanzate simili al hand-poke moderno: un nuovo studio rivela che gli antichi utilizzavano strumenti in osso e rame, offrendo una nuova comprensione dell'arte preistorica del tatuaggio
La storia di Ötzi, l’uomo mummificato ritrovato nei ghiacciai delle Alpi Venoste, continua a stupire il mondo scientifico. I suoi resti, risalenti a oltre 5.000 anni fa, si distinguono non solo per lo stato di conservazione eccezionale ma anche per la presenza di 61 tatuaggi realizzati con pigmento di carbonio, distribuiti sulla parte inferiore della schiena, l’addome, il polso sinistro e le gambe.
Un gruppo di scienziati e tatuatori, mettendo in discussione le teorie esistenti, ha replicato diversi metodi di tatuaggio, osservando poi il processo di guarigione per comparare le tecniche moderne con quelle antiche. Attraverso l’utilizzo di strumenti vari, quali osso animale, ossidiana, rame, e moderni aghi d’acciaio, e l’applicazione di tecniche diverse, lo studio condotto da Deter-Wolf, l’artista Danny Riday e il team di esperti ha evidenziato una ricchezza di metodologie nell’arte del tatuaggio. Questa ricerca ha portato alla creazione di un database per il confronto tra i tatuaggi antichi e quelli moderni, offrendo nuove prospettive sulle tecniche utilizzate.
Tecniche di tatuaggio sofisticate
La scarsità di pelle umana conservatasi nel corso dei millenni limita le conoscenze archeologiche in merito ai tatuaggi preistorici. Tuttavia, gli strumenti di tatuaggio antichi rinvenuti suggeriscono che questa pratica non fosse infrequente. Le motivazioni dietro l’antico tatuaggio rimangono speculative, variando da possibili significati spirituali a semplici espressioni estetiche.
La comparazione tra i tatuaggi su Riday e quelli di Ötzi ha rivelato che, contrariamente alle teorie precedentemente accettate, i tatuaggi dell’Uomo del Ghiaccio potrebbero non essere stati realizzati mediante incisione. Invece, le caratteristiche fisiche dei suoi tatuaggi corrispondono più strettamente alla tecnica del hand-poking con uno strumento a punta singola. Ciò suggerisce l’utilizzo di punteruoli in osso o rame, strumenti documentati archeologicamente ma mai precedentemente associati al tatuaggio.
Questa ricerca, pubblicata sull’European Journal of Archaeology, non solo propone un nuovo metodo di realizzazione dei tatuaggi di Ötzi ma incoraggia anche a riconsiderare l’uso degli artefatti nell’Età del Rame. La scoperta evidenzia una sofisticazione nelle tecniche di tatuaggio di quel periodo, sfatando l’idea di metodologie primitive.
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Fonte: European Journal of Archaeology
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