Il Brasile brucia a ritmi insostenibili: lo scorso mese nel Paese sudamericano si è assistito a un aumento del 248% dei roghi rispetto all'anno precedente. A pagare le conseguenze più pesanti la foresta amazzonica (nonostante il calo della deforestazione)
Il Sud America è in fiamme. Stiamo per avvicinarci al picco della stagione degli incendi nelle aree tropicali del continente, ma nell’Amazzonia è stato già raggiunto un allarmante record. A fornire i dati il Servizio di Monitoraggio dell’Atmosfera di Copernicus – CAMS, che verifica costantemente le emissioni legate ai roghi.
A bruciare maggiormente è il Brasile, nonostante il sorprendente calo del tasso di deforestazione (che nel corso del 2023 ha subito una riduzione pari al 50% grazie alle politiche portate avanti dal presidente Lula). In particolare nello Stato di Roraima sono stati osservati incendi di elevata intensità ed emissioni, che hanno portato alle emissioni di carbonio più elevate mai registrate nel mese di febbraio almeno dal 2003 per l’intero Brasile.
La fotografia restituita dalla piattaforma MapBiomas Fogo, che monitora i territori del Sud America devastati dagli incendi, è inquietante: nel mese di gennaio del 2024 si è assistito ad un incremento del 248% dei roghi in Brasile rispetto a gennaio dell’anno precedente. Lo scorso mese sono stati divorati dalle fiamme 1,03 milioni di ettari (contro i 287mila ettari del 2023), di cui il 91% di foresta amazzonica, che rappresenta il bioma più colpito in assoluto.
“Nel 2023, El Niño ha svolto un ruolo cruciale nell’aumento degli incendi in Amazzonia poiché questo fenomeno climatico ha innalzato le temperature e ha lasciato la regione più secca, creando condizioni favorevoli alla diffusione delle fiamme, Se non fosse per la riduzione di oltre il 50% della deforestazione, avremmo sicuramente un’area molto più ampia colpita dagli incendi nella regione” sottolinea Ane Alencar, direttrice scientifica dell’IPAM (Amazon Environmental Research Institute) e coordinatrice di MapBiomas Fogo.
I territori del Sud America più colpiti dagli incendi
Lo scenario non è molto più rassicurante nei territori vicini. Anche in Paesi come il Venezuela e la Bolivia si stanno registrando le emissioni più elevate dal 2003 per lo stesso periodo.
L’aumento più significativo dei roghi si è verificato intorno alla seconda metà di febbraio, secondo quanto riferito dal CAMS Global Fire Assimilation System (GFAS). Le regioni più colpite sono state il Venezuela nord-orientale, lo stato brasiliano di Roraima e la Colombia.
Le emissioni di carbonio stimate dagli incendi in Brasile e Venezuela durante il mese di febbraio (fino al 27 febbraio) sono state le più alte per il mese nel set di dati GFAS – che copre il periodo dal 2003 ad oggi – con emissioni rispettivamente di 4.1 e 5.2 megatonnellate di carbonio. Pure per la Bolivia sono state stimate emissioni di carbonio da record, pari a 0.3 megatonnellate di carbonio.
Come evidenziato dagli esperti del Servizio di Monitoraggio dell’Atmosfera di Copernicus, si tratta di un fenomeno preoccupante, considerato che la stagione di picco per gli incendi boschivi in Bolivia e nella regione amazzonica è di norma nei mesi di settembre e di ottobre.
In molte zone del Sud America si sono verificate condizioni di siccità che hanno contribuito ad aumentare il rischio di incendi e che hanno portato agli incendi osservati. – commenta Mark Parrington, Senior Scientist CAMS, ha commentato – Le nostre previsioni sulla composizione dell’atmosfera mostrano anche che il trasporto di fumo sta coprendo un’ampia area della regione, causando un aumento dell’inquinamento atmosferico nelle aree popolate. Abbiamo monitorato un aumento del numero di incendi e delle emissioni ad essi associate durante il picco della stagione degli incendi nelle regioni tropicali del Sud America, e anche più a sud in Bolivia, oltre agli incendi ampiamente segnalati in Cile e Argentina all’inizio di febbraio.
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Fonti: Copernicus/ MapBiomas Fogo
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