L’occupazione energetica si sposta verso le fonti rinnovabili: la transizione energetica sta infatti cambiando (anche) il modo di lavorare. Un nuovo rapporto conferma la crescita dei posti di lavoro nel settore delle energie rinnovabili, soprattutto quello solare
Passare a nuove forme di energia? Significa anche un allargamento della quota della forza lavoro attiva nel settore delle rinnovabili e un restringimento di quella che invece investe il settore dell’Oil & Gas: secondo il rapporto “World Energy Transitions Outlook 2023” dell’International Renewable Energy Agency la transizione energetica creerà, di fatto, 40 milioni di posti di lavoro aggiuntivi a livello mondiale nel settore energetico.
In soldoni: nel mondo del green ci sono sempre più nuove opportunità di lavoro più interessanti.
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Numeri questi che vengono confermati dai dati raccolti dal LinkedIn’s Economic Graph per il rapporto Energy Workforce Trends and Outlook, che sottolineano come la trasformazione in atto si traduca appunto in un aumento degli occupati nel settore delle rinnovabili, anche se i numeri nel complesso del settore dell’Oil & Gas rimangono abbondantemente superiori.
Il rapporto
I dati del grafico economico di LinkedIn mostrano che c’è stata una riduzione del 21% nella percentuale di membri che lavorano nel settore petrolifero e del gas tra gennaio 2016 e agosto 2023. Di contro, si è registrato un aumento del 26% della forza lavoro nel settore delle energie rinnovabili nello stesso periodo. Sebbene il ritmo del cambiamento nel mix industriale dei dipendenti del settore energetico sia incoraggiante, il settore del petrolio e del gas è ancora 5 volte più grande del settore delle energie rinnovabili.
Ad agosto 2023, la quota degli impiegati nel settore delle energie rinnovabili era più alta in Danimarca (0,72%), ma anche la Svezia ha registrato la crescita più elevata di questo tipo di forza lavoro da gennaio 2016 (aumento dell’89%).
E in Italia?
In agosto scorso, la quota della forza lavoro italiana impiegata nell’Oil & Gas era 5 volte più ampia rispetto a quella impiegata nelle rinnovabili: si tratta dello 0,73% del totale nazionale contro lo 0,14%. Nel gennaio del 2016, però, lo stesso rapporto era di di 7 a 1, con i due settori rispettivamente allo 0,87% e allo 0,12%.
Dunque, numeri alla mano, in meno di 8 anni la forza lavoro attiva nell’Oil & Gas è diminuita del 16%, mentre quella attiva nelle rinnovabili è cresciuta del 22%, trainata in particolare dal solare.
Buoni risultati, quindi, ma non bastano: i dati italiani descrivono una transizione sul mercato del lavoro un po’ più lenta rispetto a quello che si osserva sullo scenario internazionale. Nello stesso arco temporale di riferimento, il calo mediano osservato su un totale di 38 nazioni è infatti, come dicevamo, del -21% per la quota di forza lavoro impiegata nell’Oil & Gas, mentre le rilevazioni compiute su 26 Paesi evidenziano una crescita del +26% per la quota che opera nel settore delle rinnovabili.
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