Un nuovo studio scientifico lancia l'allarme sull'esposizione ai pesticidi nei pesci, i cui effetti sarebbero visibili per generazioni anche a basse concentrazioni. La ricerca solleva preoccupazioni per gli organismi acquatici e la loro risposta a queste sostanze chimiche
I pesticidi sono una realtà quotidiana, per gli usi più disparati. Questo mix di sostanze chimiche ha tuttavia effetti critici sulla natura e sue specie. Pensiamo allo spaventoso declino delle api, ma anche ai pesci, che per generazioni possono riportare danni anche se l’esposizione ai pesticidi è breve e le concentrazioni bassissime.
È quanto emerge da un nuovo studio scientifico pubblicato sulla rivista Environmental Science and Technology. I ricercatori dell’Oregon State University hanno scoperto che tre comuni pesticidi stanno alterando il comportamento delle larve delle specie ittiche e le capacità riproduttive.
I pesticidi analizzati sono la bifentrina, la ciflutrina e la cialotrina e vengono utilizzati sul territorio nazionale. Sono stati rinvenuti in particolare nella Baia di San Francisco e nel Delta del Sacramento, su cui si sono concentrati i ricercatori.
Queste sostanze sono note per la loro elevata neurotossicità e i ricercatori hanno osservato gli effetti sulle larve dei pesci Menidia beryllina.
A differenza di altre larve sviluppatesi in “acque pulite”, quelle esposte ai pesticidi hanno mostrato uno stato di letargia. È possibile che ciò sia da attribuire a indebolimento degli animali. Una delle conseguenze, secondo i ricercatori, potrebbe essere la scarsa capacità di procacciarsi il cibo.
Pesci della seconda generazione, e quindi mai esposti direttamente ai pesticidi, avevano invece un comportamento iperattivo. Per quanto riguarda la riproduzione, è stata riscontrata una minore fecondità con gonadi più piccole degli esemplari maschi adulti esposti alla bifentrina e alla cialotrina.
Questa esposizione non sta accadendo solo a questi pesci, ma a tutti gli organismi acquatici nelle aree che ricevono deflusso da aree popolate da esseri umani. Questo studio è un’altra dimostrazione di come l’esposizione nei primi anni di vita a queste sostanze chimiche possa influenzare i pesci per mesi e, nel caso degli esseri umani, potenzialmente per anni” ha commentato Susanne Brander, coautrice dello studio.
È importante comprendere gli effetti a lungo termine dell’esposizioni ai pesticidi per valutare la risposta delle singole specie in termini di adattamento. I dati suggeriscono che, nel migliore dei casi, ci vorrà comunque del tempo prima di vedere segnali di ripresa tra le popolazioni ittiche.
In termini di regolamentazione ambientale, se mettessimo in atto controlli più severi grazie a studi come questo, ci vorranno alcune generazioni di pesci – o qualunque sia l’organismo – perché si riprendano completamente” ha concluso Brander.
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Fonte: Environmental Science and Technology
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