Chi era Alexey Navalny, il più grande oppositore di Putin, morto in carcere: “lo hanno ucciso”

Dissidente per una vita intera e leader dell’opposizione russa, Alexey Navalny è morto in carcere. La notizia ha fatto in un attimo il giro del mondo e non si risparmiano supposizioni: sarà stato assassinato? Ma chi era Alexey Navalny e perché dava tanto fastidio alla Russia

Muore a 47 anni Alexey Navalny, uno dei critici più visibili e persistenti di Putin. Era detenuto in una prigione a nord del Circolo Polare Artico dove era stato condannato a 19 anni di “regime speciale“. In un video dal carcere a gennaio, era apparso dimagrito e con la testa rasata.

In una dichiarazione, il servizio penitenziario federale per la regione in cui Navalny è stato incarcerato afferma che Navalny “si è sentito male dopo una passeggiata e ha perso quasi immediatamente conoscenza”.

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Tutte le misure di rianimazione necessarie sono state eseguite, ma non hanno dato risultati positivi – si legge nella dichiarazione. I paramedici hanno confermato la morte del condannato.

La causa della morte non è ancora stata stabilita, quindi, come conferma anche Kira Yarmysh, la portavoce di Navalny. L’uomo era stato precedentemente curato in ospedale dopo aver lamentato malnutrizione e altri disturbi dovuti ai maltrattamenti in carcere, mentre dal Cremlino – nemmeno a dirlo – fanno sapere di non avere informazioni sulla causa della morte.

All’inizio di dicembre Navalny era scomparso da una prigione nella regione di Vladimir, 250 chilometri a est di Mosca, dove stava scontando una condanna a 30 anni per estremismo e frode, definita dai suoi sostenitori una punizione politica per aver guidato l’opposizione anti-Cremlino nel 2010. E di certo non si aspettava di essere rilasciato finché Putin era ancora al potere.

Chi era Alexey Navalny

Poche semplici parole: il più grande dissidente contemporaneo anti-Cremlino.

Nato nel 76 nel villaggio di Butyn, nei pressi di Mosca, ha vissuto parte della sua infanzia tra una base militare e l’altra. Il padre, infatti, Anatoly Ivanovich, era un ufficiale nell’esercito. Nel 2000 Navalny si iscrisse al partito liberale Yabloko, ispirato alla democrazia liberale e alla economia di mercato. Agli albori del regno di Putin, sembrava che i gruppi di opposizione potessero esercitare una certa influenza nella, ma l’unificazione dei partiti pro-Putin sotto la bandiera di Russia Unita nel 2001 avrebbe soffocato ogni forma di dissenso. Cacciato dallo Yabloko, nel 2007 divenne Capo di Gabinetto della sezione moscovita del movimento e tra il 2006 ed il 2007 ha preso parte al Consiglio Federale del partito. Nel 2005 Navalny decise di fondare “SI! Alternativa Democratica”, un movimento giovanile di protesta che lo rese noto anche grazie ad un programma televisivo poi censurato.

Nel contempo, nel 2008 avvia una campagna di attivismo che prende di mira le entità statali quotate in borsa. Acquistando una piccola quantità di azioni in ciascuna società, Navalny ottenne l’ingresso nelle assemblee degli azionisti. Una volta lì, ha interrogato i funzionari aziendali sulle incoerenze nella rendicontazione finanziaria e sulla mancanza di trasparenza nella gestione e nella contabilità. Poiché molti dirigenti erano stretti alleati politici di Putin, Dmitry Medvedev (2008-2012) fu costretto a riconoscere l’entità di una potente corruzione.

Fu quello il momento in cui, con le sue video-inchieste sugli affari e la corruzione di Presidente e oligarchi, Navalny si fece conoscere al mondo intero come il maggiore esponente della lotta all’autoritarismo del Cremlino e l’icona della Russia repressa. Nel giro di sei mesi, il sito avrebbe per esempio ricevuto un milione di visite al mese. Quando Navalny ha coniato il termine “partito dei truffatori e dei ladri” per descrivere il partito Russia Unita di Putin, questo è diventato rapidamente lo slogan delle proteste russe.

Navalny venne arrestato ben tre volte nel 2017 per aver organizzato manifestazioni e proteste contro Vladimir Putin. Arresti per i quali la Corte Europea dei diritti dell’uomo condanna la Russia a risarcirlo con 50mila euro per danni morali, oltre 1.000 euro per danni materiali e 12.653 euro per le spese sostenute: il motivo dei giudici di Strasburgo fu che l’uomo era stato arrestato per “sopprimere il pluralismo politico”. Nel 2020, mentre è in volo verso Mosca, perde i sensi ed entra in coma. Trasportato a Berlino, avanzano le ipotesi di avvelenamento (le analisi riscontrano poco dopo la presenza di Novichok, agente nervino già utilizzato per avvelenare l’ex spia Sergej Skripal nel 2018). Ma non si arrende: dopo una lunga convalescenza, sfida ancora Putin, ma viene nuovamente arrestato e condannato a due anni e otto mesi di carcere.

Guerra in Ucraina

Quando Putin invade l’Ucraina, Alexey Navalny considera quel conflitto come il più “stupido” e “insensato” del XXI secolo e dice di Putin “un pazzo che ha messo le sue grinfie sull’Ucraina”. Nell’agosto del 2023 viene condannato ad altri 19 anni di carcere per aver “presumibilmente finanziato attività estremiste, incitato pubblicamente ad attività estremiste” e “riabilitato l’ideologia nazista”.

Ma durante la detenzione, il Parlamento europeo gli assegna il Premio Sacharov per la libertà d’espressione, lo stesso che l’anno scorso è stato conferito a Mahsa Amini, altro caso di aberrante negazione dei diritti.

La morte di Navalany oggi arriva poco prima delle elezioni presidenziali russe, previste per il 17 marzo, in cui Putin è ampiamente favorito e va verso il quinto mandato in una mossa che potrebbe vederlo mantenere il potere almeno fino al 2030.

Visti i precedenti, Navalny sarà stato dunque assassinato?

Il presidente lettone Edgars Rinkevics non ha peli sulla lingua: “Navalny è stato brutalmente assassinato dal Cremlino“:

Qualunque cosa pensiate di Alexey Navalny come politico, è stato semplicemente brutalmente assassinato dal Cremlino. Questo è un dato di fatto ed è qualcosa che si dovrebbe sapere sulla vera natura dell’attuale regime russo, ha detto Rinkevics su X, offrendo le condoglianze ai parenti di Navalny.

La persecuzione nei suoi confronti, politicamente motivata, è una punizione per il suo attivismo politico pacifico. È un prigioniero di coscienza e va scarcerato immediatamente e incondizionatamente, aveva più volte denunciato Amnesty international.

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