L’EPS o polistirene espanso, proveniente dalle attività di pesca, è ancora tra i principali rifiuti abbandonati in mare o sulle nostre coste, a causa di perdite accidentali in mare da parte dei pescherecci o di una cattiva gestione dei rifiuti. Un impatto ambientale enorme. Ma c’è un modo per eliminare del tutto il polistirolo almeno nella piccola pesca?
Le vediamo tutti, quando andiamo in pescheria, cassette su cassette in polistirolo che contengono il pesce che stiamo per acquistare. Eppure, quello è soltanto l’ultimo dei luoghi in cui si utilizza il polistirolo che, in realtà, viene strausato già sui pescherecci durante le attività di pesca.
Ed è questo il punto: il polistirolo (EPS o polistirene espanso), proveniente dalla pesca è ancora tra i principali rifiuti abbandonati in mare o sulle nostre coste, a causa di perdite accidentali da parte dei pescherecci, o di una cattiva gestione dei rifiuti e di infrastrutture di riciclo inadeguate.
Una volta finito in ambiente, va da sé che questo materiale può frantumarsi in milioni di microplastiche (fino a 67 milioni di micro- e nano-plastiche per cm2) e causare gravi impatti sulla biodiversità, soprattutto a causa di additivi chimici rilasciati in mare nel corso del tempo e che aggiungendosi ai contaminanti presenti in mare possono essere rilasciati negli organismi marini che le ingerisco.
Il Paese che abusa di più polistirolo nella pesca
Con 14mila cassette di pesce monouso in EPS all’anno, l’Italia è il maggior consumatore dell’Unione europea, ma ne ricicla ancora una piccola parte.
L’uso di cassette di polistirolo da parte della pesca artigianale è ancora frequente, in Italia ma non solo. Alternative più sostenibili esistono e vanno testate e migliorate insieme ai pescatori e incentivate attraverso una maggiore chiarezza e armonizzazione normativa a livello nazionale e regionale – dice Stefania Campogianni, Responsabile regionale dei progetti sull’inquinamento da plastica WWF Mediterranean Marine Initiative. Dobbiamo continuare a pensare fuori dagli schemi e sviluppare imballaggi più sostenibili per l’industria ittica.
E proprio il WWF dimostra come materiali alternativi come il polistirolo estruso (XPS) riciclato e riciclabile e sistemi innovativi di riuso siano efficaci alternative più sostenibili all’EPS.
Re-thinking Fish box il primo studio per eliminare il polistirolo dalla piccola pesca
Il nuovo report “Soluzioni di imballaggio innovative e sostenibili per ridurre la dispersione di plastica in mare” si prendono in considerazione imballaggi alternativi all’EPS tra cassette monouso (come l’EPS riciclato, cartone ondulato e bioplastica) e cassette riutilizzabili (come plastica dura e legno).
Il WWF con il progetto “Re-thinking Fish Box” finanziato da Flotilla Foundation, ha lanciato nel 2023 una sperimentazione per testare l’alternativa risultata come più sostenibile sulla base di uno studio di Eco-design e Life Cycle Assessment (LCA), il primo in Italia per la piccola pesca. La soluzione individuata è stata sviluppata ad hoc ed è costituita da cassette riutilizzabili in legno con vassoio monouso in XPS riciclato e riciclabile:
Secondo lo studio, a fronte di un quadro complesso e frastagliato circa le normative igienico-sanitarie per il settore pesca, sulla disponibilità delle infrastrutture fruibili e sulle disponibilità economiche e organizzative delle realtà territoriali della piccola pesca, è necessario identificare soluzioni adatte ed applicabili ai differenti contesti territoriali ed aggiornare il quadro normativo sulla base delle specificità del settore.
Il problema del packaging, quindi, e una sua più concreta regolamentezione, è qualcosa che riguarda anche la distribuzione del pesce, la cui presenza nei mari, tra l’altro, è già ampiamente minacciata da decenni.
QUI trovi il report completo.
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