Limuli massacrati per il loro sangue blu: i ricercatori si appellano agli Stati Uniti per dichiarare la specie a rischio

I limuli continuano a essere sfruttati per il loro sangue blu nei laboratori farmaceutici, ma la popolazione è in declino e gli scienziati hanno scritto una lettera aperta all'agenzia scientifica americana per chiedere una maggiore protezione della specie

Negli Stati Uniti, i test farmaceutici continuano a fare impiego di un ingrediente a lungo dibattuto: il sangue blu del limulo, Limulus polifemo, usato come reagente per tossine e batteri. La specie viene catturata lungo le coste americane e inviata nei laboratori di ricerca, dove si procederà all’estrazione del sangue dell’animale.

Nel corso degli anni, le catture hanno avuto un impatto significativo sulla popolazione del limulo in America, dove vive la specie più abbondante e cacciata. Nella Baia del Delaware, solo per citare un esempio, il numero di esemplari è calato di due terzi rispetto alla fine del Novecento.

I ricercatori statunitensi sono preoccupati che per questa specie non vi sia un futuro. Il Center for Biological Diversity, un’organizzazione che si occupa di specie in via di estinzione, ha lanciato perciò un appello NOAA, l’agenzia scientifica degli Stati Uniti.

La loro richiesta consiste nel dichiarare il limulo una specie minacciata o in pericolo e inserirla nell’elenco dell’Endangered Species Act, legge che garantisce protezione alle specie a rischio e ai loro habitat.

Il limulo è tra gli animali più antichi che popolano questa Terra. È considerato un fossile vivente e ha dovuto affrontare innumerevoli cambiamenti con il susseguirsi delle epoche storiche e l’utilizzo sempre più diffuso dell’animale nelle industrie farmaceutiche e biomediche.

Negli ultimi anni le minacce si sono fatte sempre più pressanti. Dal 2017, la raccolta del sangue blu del limulo è raddoppiata. Il record peggiore è stato battuto nel 2022, quando i limuli catturati e massacrati sono stati quasi 1 milione.

Malgrado il prelievo del sangue si concluda con la liberazione dell’animale in mare, solitamente il 30% muore dopo il rilascio. I dati raccolti nel tempo ci mostrano un declino a tratti incontrollabile.

Nel 1990, lungo le coste atlantiche, 1.2 milioni limuli hanno deposto le loro uova. Nel 2022 sono stati 335.211, un crollo del 72%, osservano gli specialisti. Con questi ritmi, i limuli sono destinati a scomparire velocemente. Non vi sono e non vi possono essere segnali di ripresa della popolazione americana se non si agisce immediatamente.

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Fonte: Center for Biological Diversity

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